INUIT, IL POPOLO DEL LUNGO INVERNO
il loro cielo, i loro miti
di Annalisa Ronchi

 


Villaggio Inuit del 1575. Le finestrelle sono orientate verso la direzione della luce, il sud

 

iiaali, uvanga Annalisa! (benvenuti, il mio nome è Annalisa!)

Molto prima dell'avvento delle luci elettriche e dei mezzi a motore, la conoscenza del cielo notturno era un aspetto essenziale per la sopravvivenza dei popoli del nord. L'intera famiglia accompagnava gli uomini durante le battute di caccia che duravano per giorni e giorni. Durante lo svolgimento del viaggio, effettuato in slitte trainate da cani, il padre indicava, nella lunga notte artica, i vari corpi celesti ai figli, e, al termine del viaggio, mentre gli uomini costruivano l'igloo per la notte, le madri narravano ai bambini le storie legate al cielo.

Gli Inuit sono una popolazione derivata dal ramo della razza mongolica. Essi mostrano una corporatura tozza con bassa statura e arti inferiori corti (tutti caratteri atti a contrastare le basse temperature), il colorito è bruno-giallastro, la faccia appiattita con un grande cranio.

Il nome Eschimesi, una parola indiana del popolo Cree che significa mangiatori di carne cruda è un termine dispregiativo, non usato da molto tempo. Essi chiamano se stessi Inuit (o Yuit in siberiano e in alcuni dialetti dell'Alaska), cioè “il popolo” in lingua Inuktitut.


Alfabeto della lingua INUIT, vi possono essere piccole variazioni fra i vari “campi”

Tale lingua è una lingua polisintetica, tende cioè a concentrare intorno ad un nucleo logico-semantico, intere frasi, dando come risultato a parole spesso esageratamente lunghe, per noi. Ad esempio qasuiigsagbigsagsinnitluinagnag pug significa “non siamo riusciti assolutamente a trovare un luogo in cui riposare”.

Come d'altronde per altre parti della Terra, c'è stata una tendenza a riunire tutti i popoli che vivono all'estremo nord in un singolo stampo culturale, mentre in realtà esistono alcune differenze a seconda che si tratti di Inuit del Canada, dell'Alaska, della Groenlandia o dell'Asia, come si può vedere ad esempio nei diversi nomi degli dei o degli spiriti della natura.

La concezione del tempo per gli Inuit è molto particolare, come le condizioni che li hanno visti evolvere.

L'importanza che gli Inuit hanno posto riguardo al presente si riflette anche sui loro racconti popolari.

Essi non sono alla ricerca di una causa primordiale o di una spiegazione riguardo il fine ed il destino, ma invece tentano di definire il loro presente, tanto che si dice «gli Eschimesi non pensano mai molto al di là».

Questo è illustrato in un mito della creazione degli Inuit di Groenlandia, nel quale tre amici erano curiosi riguardo la grandezza e la forma della Terra. Essi partirono per l'esplorazione e finirono per camminare attraverso i passaggi senza fine di una enorme casa di ghiaccio per anni e anni. L'unico amico che sopravvisse tornò finalmente dalla sua gente e disse «la Terra è semplicemente un casa di ghiaccio molto grande» e poi morì.

Questa storia illustra la visione Inuit del mondo simile alla loro piccola società dove la loro piccola società è vista come il mondo intero. E ancora, insegna una sorta di lezione, che nel tentativo di capire gli aspetti del mondo e le strutture di ciò che ci circonda, noi finiamo sempre dove siamo partiti, con noi stessi e la gente che ci è più familiare. Per gli Inuit, il mondo è creato solo per le cose più fondamentali, tangibili e che accadono ora. Sembra che quando gli Inuit riflettono riguardo alla loro esistenza, sono più interessati alle loro relazioni con gli altri (che in caso di necessità li possono salvare) piuttosto che al loro compito in ordine all'universo.

Essi si rendono conto che non possono predire il futuro e allo stesso tempo non danno importanza al passato. A riprova di ciò, essi sono giunti ad un livello di benessere che molte società moderne ed industrializzate non hanno. Non è che gli Inuit non hanno creato racconti (e li vedremo in seguito) ma è che danno molta più importanza agli eventi del presente che alle storie del passato. Da quando Nuna (la Terra) e Sila (il cielo) giocano seguendo le loro regole misteriose, è opportuno che l'umanità impari ad interpretare tali regole, a rispettarle allo scopo di vivere. Non esiste una supernatura, ma solo natura (anche gli spiriti ne fanno parte), e l'umanità deve essere furba, allo scopo di osservarla, imparare come adattarsi ai capricci del vento, dell'acqua, delle temperature, della luce, imparare come adattarsi alle migrazioni degli animali, alle malattie, al terreno infido e al peggiore di tutti i terrori: l'ignoto, il pericolo che uno non sia abbastanza intelligente per anticiparlo.

Per gli Inuit, l'esistenza è un grande gioco a scacchi contro la natura: l'abilità offre migliori opportunità, ma non si può mai sapere a quale nuova mossa devi contrapporti. La conoscenza è meglio della fede.

Quando Knud Rasmussen chiese ad una guida Inuit in cosa credesse, si sentì rispondere «noi non crediamo, noi abbiamo paura».

Gli Inuit hanno anche definito le strutture dei rapporti fra Terra, Sole e Luna. Credono che un tempo ci fosse una grande massa di acqua che copriva la Terra. Quando questa acqua si asciugò, gli oceani e le terre furono creati. Il cielo è una rigida cupola che è fissa sopra alla Terra piatta, con al di là del bordo un grande abisso. Inoltre esistono due sorelle, Tuono e Lampo che creano la pioggia riversando acqua con i loro secchi sulla Terra.

Il Sole, le Stelle e la Luna ruotano attorno alla Terra, e le loro posizioni influiscono sulla caccia, sul tempo atmosferico e sulla navigazione.

L'incapacità delle minacce di passato e futuro di controllare questa cultura ha reso possibile il modo inusuale e solitario di vita degli Inuit.

Soprattutto, la vita degli Inuit è controllata dalle condizioni ambientali. Il loro ambiente, violento e isolato, ha un'influenza diretta sulle strutture politiche e sociali. Questo ambiente, mentre da un lato ha prodotto una cultura unica, ha simultaneamente creato grandi difficoltà nella determinazione delle origini degli Inuit. Come l'ambiente che li condiziona, in superficie la società degli Inuit appare molto semplice, ma osservata in profondità esistono ricche e complesse strutture.

Le stelle sono state usate per svariati scopi, come per predire il ritorno del Sole dopo la lunga notte invernale, un evento annunciato dalla visione nel cielo mattutino di Dicembre delle stelle Altair e Tarazez (definite insieme Aagjuuk).

Altair è una stella bianca distante 16,1 anni luce, fa parte della costellazione dell'Aquila ed è uno dei tre vertici del Triangolo Estivo, insieme a Deneb del Cigno e Vega della Lira.

Anche Tarazez fa parte dell'Aquila, è una gigante gialla distante 280 anni luce.

La misura del tempo nel nord è tradizionalmente segnato dall'Orsa Maggiore (Tukturjuit - il caribù) che si muove intorno alla Stella Polare e dal sorgere di altre stelle non circumpolari.

La caratteristica principale dell'Orsa Maggiore è sicuramente il “grande carro”, la più nota di tutte le configurazioni stellari. Qui si trovano due splendide galassie, M 81 ed M 82 e la nebulosa M 97 (NGC 3587) , comunemente chiamata Nebulosa Civetta e distante da noi 2600 anni luce.

Le ventiquattro ore del giorno sono suddivise in dieci segmenti ineguali, influenzati dalle attività del giorno e dalla posizione del Sole.

Si riconoscono 13 mesi lunari e 8 stagioni che sono associate con le migrazioni degli animali e altri cambiamenti biologici e sociali. Per esempio, all'inizio di upirngaksaaq (la primavera) l'aumentare del crepuscolo rende le stelle invisibili, aumentano le nevicate, nascono i piccoli di foca e gli Inuit giocano a palla.

Il periodo intorno a Giugno, invece, è chiamato la Luna dell'uovo perché è quando alcune specie di oche cominciano a covare.

Tra la metà di ottobre e la metà di novembre, il periodo in cui l'acqua del mare ghiaccia, è conosciuto come Tusaqtuut, che significa “ascoltare”, perché i viaggi con le slitte trainate dai cani sono ora possibili ed è così possibile ascoltare nuove notizie nei campi vicini.

In tutto l'emisfero nord, il punto di riferimento per indicare il nord, utilizzato da navigatori e viaggiatori in genere, è la Stella polare. Ironicamente, a queste latitudini è troppo alta, troppo lontana dall'orizzonte per essere utile. Essa è chiamata Nuutuittuq, “che non si muove”.

La Stella Polare, Polaris, a (alfa) Ursae minoris, è una supergigante gialla distante circa 700 anni luce. A circa 1° si trova l'attuale polo nord celeste, ma sarà verso il 2100 che la precessione porterà Polaris alla minima distanza dal polo.

Ma gli Inuit conoscono molte altre stelle, come Aldebaran, chiamato Nanurjuk, “l'orso polare”, inseguito dai cacciatori, Ullaktut, che, dispersi durante una caccia, furono trasferiti insieme nel cielo, rappresentati dalle tre stelle della cintura di Orione. La gigante rossa Aldebaran, dista da noi 68 anni luce ed ha un diametro 46 volte maggiore di quello del Sole.

Le tre stelle allineate, da sinistra, Alnitak, Alnilam e Mintaka, rispettivamente z (zeta), e (epsilon), d (delta) Orionis, formano quella che per noi è la Cintura di Orione, al di sotto della quale appare M 42, la grande Nebulosa di Orione, che rappresenta dei bambini avvolti nelle loro ampie pellicce.

Si tratta di una gigantesca nebulosa ad emissione, costituito di gas e polveri visibile ad occhio nudo per la sua estensione ed è illuminata dal sistema di stelle denominato “il Trapezio” e la sua luce è dovuta principalmente proprio alla fluorescenza prodotta dalla radiazione ultravioletta emessa da queste stelle. Le sue dimensioni reali appaiono essere più di ventimila volte le dimensioni del Sistema Solare.

Gli Inuit conoscono anche due famosi ammassi stellari, le Iadi, Qimmiit, “il gruppo di cani”, e le Pleiadi, Sakiattiak, definite “l'osso del petto”.

le Iadi, le quali segnavano, con il loro sorgere, l'inizio della stagione piovosa, da cui il nome che significa “le piovose“. Sono un brillante ammasso formato da circa 200 stelle vecchie ed evolute e distanti 150 anni luce.

M 45, meglio noto come Pleiades (le Pleiadi), è l'ammasso stellare più brillante e famoso di tutto il cielo, citato in ogni tempo, da Omero a D'Annunzio. Il nome è di origine greca e deriva da “plein”, cioè navigare, oppure da “pleios” cioè molti. Ad occhio nudo si possono vedere circa sette stelle, le quali sono Alcyone, h (eta), la più brillante, quindi troviamo Celaeno, Electra, Taygeta, Maia, Asterope, Merope, Atlas, Pleione, una stella con inviluppo esteso che emette anelli di gas a intervalli regolari, la cui luminosità fluttua imprevedibilmente. In realtà, dell'ammasso distante da noi 415 anni luce, fanno parte circa 250 stelle, comprese molte giganti blu, immerse in una debole luminosità, residuo della nube da cui si sono formate “soltanto” 50 milioni di anni fa.

Altre definizioni originali sono Quturjuuk, “la collana di ossa”, formata da Polluce, Castore, Capella e Menkalinan. Nella costellazione dei Gemelli a (alfa) Geminorum, Castore, è una straordinaria stella multipla a 6 componenti distante 45 anni luce, e b (beta), Polluce, è una gigante arancione distante 85 anni luce.

Capella e Menkalinan sono le due stelle più brillanti della costellazione dell'Auriga. Capella, è in realtà costituita da due stelle distanti da noi 42 anni luce.

Quindi troviamo Sirio, chiamata giustamente Singuuriq, “la luminosa”. Canis major contiene molte stelle brillanti che lo rendono una delle costellazioni più facilmente visibili: la sua stella più brillante, Sirio, dal greco “sfavillante”, una stella bianca distante 8,7 anni luce è la più luminosa dell'intero cielo. Gli antichi Egizi basavano il loro calendario sul suo moto annuale intorno al cielo.

Nel Cane maggiore si trova anche M 41, un grande ammasso stellare di circa 50 stelle distanti 2500 anni luce e che, in condizioni favorevoli, è visibile anche ad occhio nudo, tanto che era già noto ai greci.

Infine troviamo “il sostegno della lampada”, Pituaq, rappresentato da tre stelle della costellazione di Cassiopea.

Questa costellazione è facilmente identificata dalla caratteristica disposizione a W delle sue cinque stelle più brillanti.

Il Sole è una sfera incandescente di idrogeno e di elio la quale non essendo solida, ha la velocità di rotazione intorno al proprio asse diseguale alle varie latitudini, così che normalmente si considera la velocità all'equatore, la quale si approssima ai 25 giorni. Il diametro del Sole è di circa 1,4 milioni di chilometri, la massa è 330.000 volte quella della Terra con una densità che è 1/4 di quella terrestre ed una forza di gravità 28 volte superiore a quella sulla Terra. Il colore delle stelle ci dà indicazioni riguardo alla temperatura della parte più esterna, cioè quella che vediamo, della stella stessa. Si va dalle stelle bianco-azzurre, con temperature tra i 30.000 ed i 60.000 gradi, alle stelle rossastre con temperature inferiori ai 3.000. Il nostro Sole è una stella bianco-gialla con una temperatura esterna di circa 6.000 gradi ed una temperatura interna valutata intorno ai 15.000.000 gradi.

Il Sole (come è accaduto ed accade tuttora) al pari tutte le altre stelle, è nato da una nebulosa, una enorme nube di gas e polveri non distribuite uniformemente nello spazio. In una zona più densa, la materia inizia a contrarsi e a ruotare. A causa di ciò si forma un disco di materia, con una protostella al centro, che per via della attrazione gravitazionale intrinseca, diviene sempre più calda e sempre più densa finché le condizioni di temperatura e di pressione innescano le reazioni nucleari. Nella parte esterna del disco, la materia tende ad aggregarsi tramite urti anaelastici costruttivi, che via via portano alla formazione dei vari pianeti.

Il Sole ha raggiunto la forma di protostella 5 miliardi di anni fa, e nei 500 milioni successivi si è formato il Sistema Solare.

Per gli Inuit il Sole è un essere femminile (Akycha in Alaska, Mcalina in Groenlandia, Siqniq in Canada) e per la sua ascesa al cielo, avvenuta con la Luna (un essere maschile, suo fratello) si ricorre a due storie, una abbastanza tragica ed una allegra.

Sole e Luna erano sorella e fratello. Come tradizione, essi prendevano sempre parte al gioco della copulazione nella “Casa della Gente Giovane”. Ma una notte, quando Luna stava cercando di scegliere una ragazza, la lampada si spense, e tutto fu avvolto dalle tenebre. Luna toccò sua sorella e ritenne di avere trovato la giovane più bella. Egli notò come fossero cuciti i suoi vestiti ed ogni volta aspettava che la lampada si esaurisse per poterla trovare al tatto. Luna fece questo molte volte ma Sole divenne curiosa. La ragazza si sporcò le dita con la fuliggine della lampada e durante la copulazione premette le dita contro la fronte dell'uomo che la stava prendendo. E quando la lampada fu accesa di nuovo, ella vide le macchie sulla fronte del fratello. Sole divenne rossa e calda per la vergogna, prese uno stoppino di muschio dal mucchio vicino alla lampada, lo intinse nel grasso di balena, lo accese e corse fuori. Luna la rincorse ma aveva talmente fretta che, preso a sua volta uno stoppino, non lo accese altrettanto bene.

“Ora noi dobbiamo correre via e non potremo guardarci mai più l'un l'altra” disse Sole, e in quello stesso istante divennero entrambi spiriti e furono sollevati in cielo dove continuano ancora oggi il loro inseguimento. Ma Sole ha con sé la fiamma più calda e più luminosa, perché il suo stoppino di muschio brucia perfettamente mentre suo fratello Luna, che continua ad inseguirla senza mai riuscire a raggiungerla, ha con sé una luce più debole e fredda.

La vicenda più gioiosa parla di due giovani, fratello e sorella che si rincorrono per gioco in cerchio, sempre più velocemente finché salgono verso il cielo e diventano rispettivamente il Sole e la Luna.

Siccome gli Inuit non coltivano nulla, essi non dipendono dal Sole, e questa è una ragione per cui in inverno è sempre buio. Ma anche per questo c'è una storiella:

Molto tempo fa, quando il mondo era appena nato, era sempre buio nella terra dove viveva il popolo degli Inuit. Essi pensavano che fosse buio in tutto il mondo fino a quando non capitò lì un vecchio corvo che viveva viaggiando su tutto il pianeta. Il vecchio corvo raccontò loro dei giorni luminosi che aveva potuto vedere, e più gli Inuit sentivano parlare di luce e più la desideravano.
“Noi potremmo cacciare più lontano e più a lungo. Noi potremmo vedere l'orso polare arrivare e scappare prima che ci attacchi”.

La gente supplicava il corvo di andare a prendere la luce del giorno, ma lui non voleva: “È troppo lontano, ed io sono troppo vecchio per volare così a lungo”. Ma la gente lo supplicò così a lungo che alla fine partì.

Aprì le ali e si lanciò nel cielo buio, verso est. Volò molto a lungo, finché le ali non cominciarono a dolergli per la stanchezza e stava per tornare indietro quando notò un debole bagliore di luce in lontananza. Mano a mano che si avvicinava al bagliore, la luce diventava sempre più brillante finché l'intero cielo non fu illuminato. L'uccello esausto si fermò a riposare su un albero, vicino ad un villaggio. Era molto freddo.

Una figlia del capo del villaggio andò nel vicino ruscello. Come lei immerse il suo secchio nell'acqua gelata il corvo si tramutò in un granello di polvere e volò sul suo mantello di pelliccia. Quando lei tornò al capanno del padre, portò con sé anche Corvo. Dentro alla casa l'atmosfera era calda e luminosa. la ragazza si tolse la sua pelliccia ed il granello di polvere andò verso il nipote del capo, che stava giocando sul pavimento. Egli volò verso l'orecchio del bambino che cominciò a piangere.

“Che cosa hai? Perché piangi?” chiese il capo, che sedeva vicino al fuoco.

“Digli che vuoi giocare con una palla di luce” sussurrò il granello di polvere.

Come ogni nonno, il capo voleva che il nipote fosse felice e disse alla figlia di andare a prendere la scatola delle palle di luce. Ne prese una piccola, la avvolse con uno spago e la diede al nipote.

Il granello grattò ancora l'orecchio del bambino, facendolo piangere di nuovo “Digli che vuoi giocare fuori” sussurrò il corvo. Il bambino fece così, ed il capo lo portò sulla neve, davanti a casa, poi tornò dentro. Il granello di polvere si tramutò in corvo, tagliò lo spago con i suoi artigli e volò verso ovest. Finalmente raggiunse la terra degli Inuit, la palla cadde a terra e si ruppe in tanti piccoli pezzi. La luce entrò in ogni casa e il buio lasciò il cielo.

Tutta la gente uscì di casa “Noi possiamo vedere per chilometri! Guarda le montagne in distanza e il cielo, come è blu. Non abbiamo mai potuto vedere così!”

Essi ringraziarono Corvo, ma lui si scusò: “Ho potuto portare solo una piccola palla di luce ed avrà bisogno di molto tempo per riprendere forza, così avrete luce solo per metà dell'anno”.

La gente rispose “Ma noi siamo felici di avere la luce per metà dell'anno, prima era buio per tutto l'anno”.

Questo è il perché, nella terra degli Inuit, all'estremo nord, è buio per sei mesi ed è giorno per gli altri mesi.

Talvolta gli intensi campi magnetici del Sole liberano improvvisi lampi di energia, durante i quali delle particelle atomiche vengono eruttate nello spazio. Queste particelle raggiungono la Terra dopo un giorno, ionizzando gli strati superiori della nostra atmosfera, e producendo le Aurore Boreali. Queste sono uno spettacolo stupendo: il cielo sembra risplendere di luce colorata, che può assumere la forma di archi o drappeggi, splendenti e cangianti per ore. Come curiosità si può dire che il termine “aurora boreale” è stato utilizzato per la prima volta da Galileo Galilei nel 1622.

Gli Inuit credono che le persone viventi abbiano due anime. Una è chiamata il respiro della vita o il respiro della luce e l'altra è l'anima vera e propria. Quando una persona muore, il respiro della luce scompare e l'anima giunge nell'aldilà.

L'oltretomba non è un luogo di paura ma piuttosto solo una transizione verso qualcosa di nuovo. Agetermiut e Agneriartarfik sono due dei tre mondi della vita ultraterrena. Mentre uno è luminoso nel cielo e l'altro è molto profondo sotto la tundra, entrambi sono riservati ai buoni cacciatori e alle donne che hanno sopportato il dolore di un tatuaggio (?). Il terzo mondo, Noqumiut, è collocato subito sotto la crosta terrestre dove regna continuamente la fame e la pigrizia.

Per i popoli nordici, Aqsarniit (l'aurora boreale) è provocata dagli spiriti dei morti mentre danzano o quando giocano alla palla (un gioco molto diffuso, descritto come un misto di rugby, calcio e lotta ma con regole diverse a seconda del popolo) con una testa di tricheco. La tradizione narra che l'aurora danzerà al ritmo del fischiare delle persone dal cuore puro.

La Luna è l'astro più vicino a noi e, sicuramente, il più osservabile ad occhio nudo. Ha un raggio di 1738 chilometri, un quarto circa di quello terrestre, con una massa solo 81 volte inferiore a quella del nostro pianeta ed una densità che è circa la metà di quella terrestre. Non essendo dotata di atmosfera, la Luna presenta ampie differenze di temperatura, dai 130 °C nella parte illuminata ai -150 °C in quella oscura. La gravità è circa sei volte minore di quella terrestre.

Per gli Inuit è un essere maschile, come abbiamo già visto, chiamato Taqqiup-inua in Canada. L'uomo della Luna è un personaggio caratteristico nelle credenze degli Inuit.
In Alaska si crede che possa impossessarsi delle anime degli animali e degli uomini e soltanto lo sciamano ha il potere di ascendere al cielo per reclamare l'anima rubata.

Raccontare storie è l'elemento più importante per una cultura perché la salva e la arricchisce. I racconti degli Inuit sono spesso accompagnati da canzoni che descrivono gli eventi e aiutano a spiegare il fine della storia. La storia di Kaujajuk, un ragazzo orfano e maltrattato, è un buon esempio.

Kaujajuk riposa tra i cani sulla veranda alla ricerca di un po' di calore e, mentre appoggia il viso sulle calde pellicce, guarda alla Luna, e canta questa canzone:

Luna, lassù,
amico fraterno, lassù,
tu mi dai un poco di calore,
le finestre si illuminano,
Luna lassù, tu sei la mia sola sorgente di luce,
io sto cercando di asciugare i miei vestiti,
è improbabile, è impossibile, non ce la farò...

L'uomo della Luna scese e fece diventare Kaujajuk un uomo molto forte e potente, e non esisteva nel villaggio una donna che non mostrasse un po' di gentilezza nei suoi confronti o che non volesse diventare sua moglie.

Lo sciamanismo è comune in tutte le culture dei popoli dediti alla caccia. Nella società tradizionale Inuit, angatkuq (lo sciamano) era visto come un dottore-consigliere-guaritore, ma non era il capo del campo, poiché i campi Inuit non avevano un capo. L'onore di guidare il campo andava alla persona più vecchia del gruppo, con una grande esperienza nella caccia e nel tendere trappole.
I campi Inuit potevano avere anche più di uno sciamano, che potevano essere uomini o donne. Sciamano si nasce, non si diventa: hanno l'abilità di avere visioni, di vedere gli spiriti, di essere guidati da alcuni di tali spiriti, conosciuti come tuunngait, per l'intera loro vita. Noi siamo circondati da buoni e cattivi spiriti.
Attraverso i riti fatti di tamburi, danze e le canzoni di alianait, l'angatkuq identifica i cattivi spiriti e dove sono localizzati, così da comprendere la causa della malattia, del cattivo tempo o della scarsità di animali. In alcuni casi si parla di visioni del futuro, come questa, narrata in una canzone:

Atsiluaq
Angakunirataugajappuq
(sarebbe stato chiamato grande sciamano)
HooooE' HooooE' HooooE' HooooE' HooooE'

Kanaliilak, kingaaluni (laggiù, oltre le alte montagne)
Saangani kanani
(laggiù, davanti a noi)
Takujauppat
(voi vedrete)
Qallunaattaapik
(un uomo bianco con un simpatico vestito)
Aupaluttaapik
(una amabile macchia rossa)
Atsiluarli
(quest'uomo)
Angakunirataugajappuq
(sarebbe stato chiamato grande sciamano)
HooooE' HooooE' HooooE' HooooE' HooooE'

Atsiluaq era uno degli sciamani più conosciuti che vedeva nel futuro. Egli vide una macchia rossa fluttuare nel vento e parlò di gente bianca, e la bandiera del Canada ha al centro una macchia rossa con la forma di una foglia di acero.

La particolarità di questo popolo è sicuramente affascinante, sia per quanto riguarda i costumi, sia per quanto riguarda la cultura. Il loro stile di vita, il loro pensiero, dovrebbero essere compresi e magari assimilati in una certa misura, per riscoprire un modo di vivere più in sintonia con il nostro essere parte della natura.

 

Gli Inuit oggi

Per molti secoli, gli Inuit hanno vissuto in un isolamento quasi totale. Nonostante qualche contatto, breve e limitato, con i primi esploratori, è stato solo dopo l'arrivo delle flotte baleniere del secolo scorso che gli Inuit hanno avuto rapporti sociali, costanti e significativi, con gli europei.

Per tradizione, gli Inuit canadesi hanno sempre avuto pochi contatti con le strutture governative del paese, basti pensare che fino al 1962 non avevano ancora diritto di voto.

Preoccupati di riguadagnare un maggiore controllo sulla propria vita e sul proprio avvenire, gli Inuit negli ultimi tempi hanno cominciato a partecipare attivamente alla politica.

Oggi sono ben rappresentati nell'Assemblea Legislativa e a livello ministeriale territoriale, inoltre, nel Parlamento canadese, ora siedono sia alla Camera che al Senato. Tra le organizzazioni politiche che si sono formate, spicca l'Inuit Tapirisat.

Nell'aprile del 1999 è stato creato nel nord del Canada un nuovo territorio abitato in prevalenza da Inuit, Nunavut, che significa “la nostra terra”. Esso che ha lo stesso grado di autonomia politica ed economica che hanno gli altri territori del nord.

Ad amministrare il patrimonio degli Inuit pensa la Nunavut tunngavik con le sue società ed è previsto dal Nunavut act la creazione di tre nuovi parchi nazionali. Si stampano anche alcuni giornali, tra cui il Nunatsiaq News, 6500 copie la settimana e principale fonte d'informazione in inglese e inuktitut.

Gli Inuit canadesi si sono uniti con quelli della Groenlandia, dell'Alaska e della Siberia per dare vita alla Conferenza Inuit Circumpolare, un organismo che si fa interprete delle preoccupazioni e degli argomenti più importanti che riguardano l'intero emisfero artico.

 

TAIMA, QUJANNAMIIK è tutto, grazie

TAVVAUVUSI arrivederci a tutti voi

 

Monografia n. 73 - 2001/16


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