I miei primi libri di astronomia (Paolo Morini)

Quando il primo uomo sbarcò sulla Luna, il 21 luglio 1969, avevo 12 anni. I ricordi di quella giornata sono tanti: la sensazione di vivere un momento eccezionale, l'entusiasmo degli adulti, la trasmissione tv di 25 ore (incredibile per l'epoca!), i film di fantascienza proiettati per spezzare la lunga diretta e far riprendere fiato a Tito Stagno e Andrea Barbato. Impressionato forse in ugual misura dal primo passo di Neil Armstrong sul suolo lunare e dal mostro di energia de "Il pianeta proibito", decisi che dovevo saperne di più e il giorno dopo presi la bicicletta e andai alla cartolibreria Lavagna, un negozio storico di Ravenna, che era in via Cairoli proprio a ridosso della scala del Municipio. Chiesi al commesso un libro che parlasse di astronomia e mi propose, forse non ero il primo della giornata, "La Luna" della serie Piccole Guide Mondadori, scritto da Guido Ruggieri. Lo comprai (650 lire) e lo lessi molto in fretta. Ricordo che non lo trovai molto eccitante (troppi riferimenti storici per un ragazzino di 12 anni ...).
Dopo poco acquistai della stessa serie "Stelle" (lo trovai decisamente più colorato ma aveva un taglio più astrofisico che osservativo) e infine, "Come si osserva il cielo". Era proprio questo il libro che cercavo! Di taglio molto pratico, con cartine, disegni, indicazioni su binocoli e telescopi, l'osservazione delle comete e tutto il resto, insomma, una rassegna molto veloce dell'armamentario tecnico e culturale che serviva per godersi lo spettacolo del cielo.
Sopravvissuto ai traslochi e a un oblio in cui ho lasciato l'astronomia per quasi 20 anni, oggi il libro è al suo posto nei miei scaffali e ci sono molto affezionato. Giusto per restituire il clima, "l'ambience", di "Come si osserva il Cielo", ci sono due pagine di consigli pratici per osservare i satelliti artificiali, un argomento caduto nel dimenticatoio della divulgazione astronomica ma allora molto presente - infatti il lancio dello Sputnik I avvenne nel 1957, 9 anni prima della pubblicazione in inglese del libro, e i progressi dell'astronautica e i temi della Guerra Fredda e della competizione USA-URSS riempivano le prime pagine dei giornali.
E' ritratto poi un astrofilo americano che si è costruito in giardino il telescopio finale, quello che tutti sognerebbero di possedere, che colloca il proprietario a metà strada fra i semplici appassionati e gli astrofili di professione, un novello Herschel del 20-esimo secolo: un Newton da 30 cm di diametro con un rapporto focale f/8 e oculare fisso (la cosiddetta montatura Springfield).
Leggendo che per vedere Plutone ci voleva un telescopio da 30 cm ricordo di aver pensato che non avrei mai avuto la possibilità di guardare in un simile cannone. Oggi Plutone non l'ho ancora visto ma è un fatto di pigrizia: infatti non è difficile mettere l'occhio a telescopi amatoriali da 40/45 cm di diametro è più.