Da Lucy ai giorni nostri: viaggio fra stelle, galassie, preistoria
di Marco Marchetti

 

INTRODUZIONE

Come affermato nel sottotitolo l'argomento di questo incontro sarà un viaggio, un immaginario viaggio nello spazio e, contemporaneamente, anche nel tempo che compieremo a bordo di un mezzo del tutto speciale: la luce. Infatti, come ha dimostrato Albert Einstein agli inizi del secolo che si è appena concluso, il tempo e lo spazio non sono due entità indipendenti l'una dall'altra ma sono intimamente legate; il legame è così forte che, in ambito scientifico, si parla comunemente di spazio-tempo e in questo contesto la luce gioca un ruolo fondamentale.

 

LA LUCE - PROTAGONISTA SILENZIOSA

I primi tentativi di calcolare la velocità con cui la luce si propaga risalgono a Galileo Galilei; purtroppo l'inadeguatezza degli strumenti e il fatto di condurre gli esperimenti su distanze terrestri (quindi molto piccole) portarono al fallimento di tutti i tentativi.

La prima stima attendibile della velocità della luce fu ottenuta grazie ad un metodo ingegnoso, ideato dall'astronomo danese Olaf Roemer nel 1675, basato sui movimenti dei satelliti di Giove. Era noto fin dai tempi di Galileo che Giove possiede quattro grossi satelliti visibili anche nei piccoli telescopi (Galileo stesso li aveva osservati per la prima volta con il suo modestissimo cannocchiale nell'inverno fra il 1609 e il 1610); il satellite più interno (Io) è talmente vicino a Giove che tutte le volte che il suo moto di rivoluzione lo porta a transitare dietro il pianeta esso viene eclissato.

Roemer notò che i ritardi con cui queste eclissi venivano osservate erano più alti quando la Terra si trovava nel punto della sua orbita più lontano da Giove e meno alti quando invece si trovava nel punto più vicino. La differenza fra il ritardo minimo e il ritardo massimo fu correttamente interpretata come il tempo impiegato dalla luce per percorrere l'intero diametro dell'orbita terrestre; dalla conoscenza di questa differenza e del diametro dell'orbita terrestre venne ricavato per la velocità della luce un valore di poco superiore ai 300.000 km/s, molto vicino a quello accettato oggi (299.792,458 km/s).

La velocità della luce è quindi molto alta ma è pur sempre una velocità finita; di conseguenza per percorrere un qualsiasi tragitto la luce impiegherà sempre e comunque un certo intervallo di tempo. Per distanze tipicamente terrestri questo intervallo di tempo è talmente piccolo da risultare inapprezzabile; invece per distanze astronomiche le cose vanno in maniera molto diversa e le conseguenze sono decisamente interessanti.

Prendiamo ad esempio il Sole: esso dista dalla Terra mediamente 150 milioni di chilometri. Un semplice conto ci mostra che la luce per percorrere questa distanza impiega poco più di otto minuti; di conseguenza quando noi osserviamo il Sole non lo vediamo come è in questo momento ma come era otto minuti fa (il tempo impiegato dalla luce per portarci le informazioni). Analogamente quando osserviamo Sirio, la stella più luminosa del cielo dopo il Sole, noi lo osserviamo non come è adesso ma come era 8 anni fa poiché tale è il tempo impiegato dalla luce per percorrere gli 8 anni luce che ci separano da Sirio. Lo stesso dicasi per tutti gli oggetti celesti.

Questo semplice ragionamento ci permette di capire, senza l'aiuto di complicati formalismi matematici, lo strettissimo legame che intercorre fra spazio e tempo: più ci spingiamo con l'osservazione lontano nello spazio e più torniamo indietro nel tempo.

 

VIAGGIO NELLO SPAZIO E NEL TEMPO

Concentriamo adesso la nostra attenzione nella zona intorno alla costellazione di Cassiopea. In questa regione, durante gli anni '60, l'astronomo italiano Paolo Maffei scoprì due nuove galassie che furono chiamate, in suo onore, Maffei 1 e Maffei 2.

La galassia Maffei 1 è una grande galassia la cui luce è fortemente attenuata dal passaggio attraverso spesse nubi di polveri (senza questa attenuazione questo oggetto sarebbe molto più appariscente). La Maffei 1 fa parte del Gruppo Locale (il piccolo ammasso di galassie al quale appartiene anche la nostra) e dista dalla Terra circa quattro milioni di anni luce.

Ricordando il ragionamento precedente ne deduciamo che noi non vediamo la galassia Maffei 1 come è adesso ma come era quattro milioni di anni fa, il tempo impiegato dalla luce per percorrere l'enorme distanza che ci separa da questa galassia; la luce proveniente dalla Maffei 1 è quindi antichissima. Essa proviene infatti da un lontanissimo passato, un'epoca a partire dalla quale sono successe tantissime cose: l'aspetto del nostro pianeta è cambiato più volte (basti pensare alle glaciazioni e alle foreste che ricoprivano il Sahara). Inoltre questi quattro milioni di anni racchiudono tutta la storia e l'evoluzione dell'uomo a partire dai primi ominidi fino ad oggi.

Un ipotetico astronauta che avesse potuto compiere il viaggio assieme alla luce e che avesse avuto l'opportunità di osservare quello che stava accadendo sulla Terra avrebbe visto tutta l'evoluzione umana scorrergli davanti come in un film.

Questo è il viaggio che faremo noi stasera: con un notevole sforzo di immaginazione e di fantasia ci trasferiremo nei pressi della galassia Maffei 1 in un epoca risalente a quattro milioni di anni fa e accompagneremo la luce nel suo viaggio verso la Terra. Ogni tanto ci fermeremo (faremo cioè delle tappe) e descriveremo sia gli oggetti che incontreremo sia quello che sta succedendo sulla Terra in quella precisa epoca, con particolare riguardo alla storia (o meglio preistoria) dell'uomo.

Partenza - 4.000.000 a.C.

Eccoci dunque nell'anno 4.000.000 a.C. nei pressi della galassia Maffei 1; la Maffei 1 è una grossa galassia che si trova ai confini del Gruppo Locale; essa possiede una forte velocità di allontanamento provocata da un incontro ravvicinato con la galassia di Andromeda avvenuto qualche milione di anni fa. Senza la forte attenuazione che la luce subisce essa sarebbe un oggetto celeste molto più luminoso; invece fu scoperta solo di recente e solo grazie ad osservazioni condotte nell'infrarosso.

Davanti a noi il buio più totale; riusciamo a percepire solo qualche piccola e debolissima nube. Queste piccole nubi solo le galassie più vicine e proprio una di esse rappresenta la nostra meta finale: è la nostra galassia che raggiungeremo fra quattro milioni di anni.

 

1ª Tappa - 3.700.000 a.C.

La prima tappa la facciamo dopo trecentomila anni; abbiamo percorso trecentomila anni luce e quindi ci troviamo in un’epoca che risale a tre milioni e settecentomila anni prima di Cristo.

Lo spazio intorno a noi: ci troviamo nello spazio intergalattico; alle nostre spalle, notevolmente indebolita, c’e sempre la galassia Maffei 1.

... e contemporaneamente sulla Terra: sulla Terra, invece, sta succedendo qualcosa di molto interessante; concentriamo la nostra attenzione su una particolare zona dell’Africa orientale, a sud del lago Vittoria, nell’attuale Tanzania. Il suo nome odierno è Laetoli.
Il vulcano Sadiman, oggi spento, è in preda ad una violentissima eruzione; vengono scagliate per aria migliaia di tonnellate di gas, polveri, magma ed uno strato di ceneri si deposita sul terreno circostante. L’eruzione temporaneamente finisce, comincia a piovere e lo strato di cenere si trasforma in fanghiglia.
In questo ambiente surreale vediamo una coppia di esseri che si sta allontanando dalla zona; non sembrano spaventati, probabilmente sono abituati al vulcano. Il loro aspetto è scimmiesco ma se potessimo esaminarli con attenzione ci accorgeremmo della presenza di alcune caratteristiche decisamente umane come la forma della mandibola oppure l’innesto del femore nel ginocchio. Nell’allontanarsi i due esseri, probabilmente seguiti da un terzo, lasciano dietro di sè una doppia fila di impronte.

Finito di piovere torna il Sole e la fanghiglia si secca e si solidifica. Dopo di che il vulcano torna ad eruttare di nuovo e le impronte vengono ricoperte da un nuovo strato di ceneri che le conserverà per tre milioni e settecentomila anni.

Questa scena che abbiamo immaginato di vedere dal vivo è la celebre ‘Passeggiata di Laetoli’ scoperta nel 1978 da un’equipe di paleoantropologi guidata da Mary Leakey.


Passeggiata di Laetoli,Tanzania, scavi 1976-1978.
Impronte fossili di ominidi su ceneri vulcaniche; 3.700.000 a.C.; impronte piccole = 18,5 x 8,8 cm; impronte grandi = 21.5 x 10 cm.
Le impronte appartengono a due individui che camminavano affiancati; quelle piccole sono in numero di 22 con una falcata di 38,7 cm e quelle grandi, in numero di 12, hanno falcata di 47,2 cm.
Queste orme rivelano una meccanica di locomozione del tutto analoga alla nostra.

La Passeggiata di Laetoli ci mostra in maniera chiara ed inequivocabile che già tre milioni e settecentomila anni prima di Cristo esistevano in Africa esseri bipedi che camminavano in posizione eretta. Inoltre, dall’esame delle impronte, risulta che questi esseri erano bipedi già da molto tempo. Di conseguenza tutte le teorie secondo le quali i primi ominidi avrebbero assunto la posizione eretta in seguito a un forte sviluppo cerebrale per potere utilizzare meglio i primi utensili erano destinate a crollare una dopo l’altra. Quando compariranno i primi strumenti di pietra i nostri antenati erano in piedi da almeno un milione e mezzo di anni. La Passeggiata di Laetoli è stata dichiarata patrimonio dell’Umanità e nel 1996 è stato completato un programma per la sua conservazione; il terreno che contiene le impronte è stato accuratamente ripulito da erbe e radici ed è stato ricoperto con una serie di strati di materiali per proteggere le impronte dagli agenti atmosferici. Alla cerimonia per il completamento del programma, tenutasi nell’agosto nel 1996 in presenza delle tribù Masai della zona, era presente l’ormai anziana Mary Leakey che purtroppo verrà a mancare quattro mesi più tardi.

Ma chi sono i ‘camminatori’ di Laetoli? Un po’ di pazienza e lo sapremo poiché durante la prossima sosta andremo a fare la loro conoscenza.

 

2ª Tappa - 3.500.000 a.C.

Sono passati altri duecentomila anni e noi facciamo un’altra tappa. Sono passati cinquecentomila anni dall’inizio del nostro viaggio; di conseguenza ci troviamo in un’epoca che risale a tre milioni e cinquecentomila anni prima di Cristo e a tre milioni e cinquecentomila anni luce da casa.

Si noti sempre lo stretto legame fra spazio e tempo.

Lo spazio intorno a noi: ci troviamo ancora nel freddo buio dello spazio intergalattico. La galassia Maffei 1 continua ad indebolirsi mentre un paio di quelle nuvolette cosmiche che avevamo intravisto cominciano ad aumentare di luminosità.

... e contemporaneamente sulla Terra: sul nostro pianeta sta accadendo un piccolo dramma. Rivolgiamo la nostra attenzione su una zona dell’attuale Etiopia, nel deserto dancalo, denominata Afar. Sulle rive di un antico lago (oggi scomparso) giace sdraiata una piccola creatura, non più alta di un metro e dieci centimetri, dall’aspetto scimmiesco. Ma anche questa volta, come nel caso dei camminatori di Laetoli, un attento esame ci mostrerebbe alcune caratteristiche decisamente umane.
Per un motivo sconosciuto la creatura muore; forse una malattia, forse un annegamento (nel qual caso il corpo si troverebbe in fondo al lago): non lo sapremo mai.
Sta di fatto che, per una fortunatissima coincidenza, il suo corpo non viene fatto a pezzi dai predatori, le sue ossa non vengono spolpate e disperse dalle iene; al contrario il cadavere viene subito ricoperto da uno strato di sedimenti e inizia quell’importantissimo processo che è la fossilizzazione che lo conserverà per tre milioni e mezzo di anni.
Lo scheletro è stato trovato il 30 novembre 1974 da Donald Johanson e Tom Gray, due paleoantropologi americani. Dalla conformazione delle ossa del bacino i due scienziati dedussero che era appartenuto ad una femmina e fu chiamata Lucy.
La storia del nome è abbastanza curiosa e vale la pena raccontarla. Fu subito chiaro che la scoperta era eccezionale e la sera del ritrovamento nel campo degli scienziati ci fu una gran festa e il pezzo musicale che più si sentiva suonare era un bellissimo pezzo dei Beatles intitolato “
Lucy in the sky with diamonds”.
Alta, come abbiamo visto, non più di un metro e dieci centimetri, Lucy era una creatura adulta (20/25 anni); infatti i denti del giudizio sono usurati e le sue ossa mostrano un principio di artrosi.
La scoperta di Lucy fu un evento eccezionale in tutti i sensi. Prima di tutto le circostanze della scoperta: Lucy affiorava dal terreno e sembrava attendere i suoi scopritori; se fossero giunti un anno prima lo scheletro probabilmente non sarebbe ancora affiorato mentre invece se fossero giunti un anno dopo le piogge avrebbero lavato il terreno e disperso le ossa.
In secondo luogo la completezza dello scheletro: lo scheletro di Lucy è completo al 40%, qualcosa di incredibile per chi è abituato a lavorare solamente con frammenti di ossa e denti.
Terzo punto l’età; Lucy è antichissima: ha tre milioni e mezzo di anni. Stime recenti tendono a ringiovanirla un poco (tre milioni e centoquarantamila anni) ma la sostanza non cambia: Lucy ha sicuramente più di tre milioni di anni.
Ora però è tempo di rispondere alla domanda ‘chi sono Lucy e i camminatori di Laetoli e da dove provengono?’.

Lucy è un antichissimo australopiteco, l’australopiteco Afarensis (il nome deriva da Afar, la zona in cui fu effettuato il ritrovamento). Australopiteco significa scimmia australe (australis pithecus); il nome non è molto appropriato visto che questi esseri non sono scimmie ma quando il nome fu coniato (sulla base di alcuni ritrovamenti nella Repubblica Sudafricana) le cose erano molto meno chiare di oggi.
Come vedremo in seguito vi sono diversi tipi di australopitechi; essi sono i nostri più lontani parenti. Non sono parenti diretti ma solo lontani cugini; infatti il loro ramo evolutivo si è staccato dal nostro in quest’epoca per poi proseguire per conto proprio. Forse un’eccezione: Lucy. Il dibattito è ancora aperto ma molti scienziati ritengono che Australopithecus Afarensis sia il più antico antenato diretto dell’uomo; in questo caso Lucy può essere considerata la ‘madre dell’umanità’.
La provenienza di Lucy non è ancora chiara; purtroppo il periodo che va da 10 milioni a 4 milioni di anni fà e molto povero di fossili. Sappiamo, da studi genetici, che fino a 7/8 milioni di anni fa l’uomo e lo scimpanzè avevano un antenato in comune; poi i due primati cominciarono ad evolversi ognuno per conto proprio.
Una teoria molto affascinante afferma che la causa della separazione fra i due rami evolutivi sia stata la formazione della Rift Valley. La Rift Valley è una fenditura che taglia in due l’Africa in senso longitudinale; si è formata intorno a otto milioni di anni fa a causa in movimento tettonico. La formazione della Rift Valley provocò anche un cambiamento del clima; ad ovest rimase un clima caldo umido che favoriva la crescita delle foreste, dove sarebbe continuata l’evoluzione dello scimpanzè e delle altre scimmie antropomorfe, mentre ad est il clima divenne più secco e la foresta lasciò il posto alla savana, dove si sarebbero evoluti gli australopitechi. Questa teoria è avvalorata dal fatto che tutti gli scheletri di australopitechi e ominidi sono stati trovati ad est della Rift Valley. Purtroppo molto recentemente sono stati trovati i resti di un australopiteco molto antico in Ciad, 2800 chilometri ad ovest della Rift Valley, e la teoria ha ricevuto un brutto colpo. Staremo a vedere i prossimi sviluppi.
Comunque anche quel periodo buio di cui si parlava in precedenza si sta un po’ schiarendo; ultimamente sono stati scoperti i resti di un australopiteco vissuto oltre quattro milioni di anni fa (Australopithecus Anamensis) e quelli di un essere ancora più antico vissuto cinque milioni di anni fa (Ardipithecus Ramidus).

Ma è tempo di riprendere il nostro viaggio.

 

3ª Tappa - 2.300.000 a.C.

Dopo un milione e duecentomila ci fermiamo di nuovo; ci troviamo in un’epoca che risale a due milioni e trecentomila anni prima di Cristo e quindi a due milioni e trecentomila anni luce da casa.

Lo spazio intorno a noi: le due piccole nuvolette che avevamo visto ingrandirsi durante la sosta precedente si sono trasformate in due bellissime galassie: la Galassia di Andromeda (M 31) e la Galassia del Triangolo (M 33).
La Galassia di Andromeda è la galassia più importante del Gruppo Locale; oggetto molto familiare agli amanti del cielo (è infatti visibilissima ad occhio nudo nell'omonima costellazione) essa è una splendida galassia a spirale con diametro intorno ai duecentomila anni luce e contiene dai 200 ai 300 miliardi di stelle. Inoltre la Galassia di Andromeda detiene un primato: è infatti l’oggetto astronomico più lontano osservabile ad occhio nudo.
La Galassia del Triangolo è anch'essa una galassia a spirale ma è molto meno spettacolare; per osservarla occorre almeno un binocolo (anche se molti affermano di averla vista ad occhio nudo) e ci appare frontalmente.

... e contemporaneamente sulla Terra: Lucy è ormai scomparsa da tempo; la sua razza (Australopithecus Afarensis) si è infatti estinta da cinquecentomila anni. La scena africana è comunque dominata da altre razze di australopitechi più evolute: Australopithecus Robustus e Australopithecus Africanus.
Questa è l’epoca d’oro degli australopitechi che ritroveremo ancora nel corso del nostro viaggio ma se osservassimo con attenzione noteremmo la presenza di altri individui completamente diversi. Questi nuovi personaggi hanno infatti un cranio, e quindi un cervello, più grande e un aspetto decisamente più umano; se osservassimo con maggiore attenzione li vedremmo armeggiare con dei rozzi utensili di pietra.
Questi sono i più antichi discendenti diretti dell’uomo, i cosiddetti Homo Habilis; il nome deriva dal fatto che costoro sono i primi che manifestano la capacità di produrre e utilizzare degli strumenti (ovviamente di pietra).
Questo è l’inizio di quella che tutti i libri di storia chiamano ‘Eta della Pietra’; abbiamo quindi il privilegio di assistere alla nascita della civiltà, alla nascita della tecnologia.
La provenienza di Homo Habilis è ancora incerta; c’e chi lo considera un discendente di Australopithecus Afarensis, chi afferma che è il risultato dell’evoluzione di un ominide sconosciuto e infine chi lo considera solo un australopiteco più evoluto.

Lasciamo dunque i nostri lontanissimi antenati e, in compagnia della luce che sta partendo dalla Galassia di Andromeda, riprendiamo il nostro viaggio in direzione della nostra galassia che finalmente riusciamo a scorgere ad occhio nudo.

 

4ª Tappa - 1.600.000 a.C.

Dopo altri settecentomila anni ci fermiamo di nuovo; ci troviamo in’epoca che risale a circa un milione e seicentomila anni prima di Cristo a seicentomila anni luce da casa.

Lo spazio intorno a noi: ci ritroviamo di nuovo immersi nel buio intergalattico. Le due galassie osservate in precedenza (M 31 e M 33) si sono notevolmente indebolite mentre comincia a prendere corpo la nostra galassia.

... e contemporaneamente sulla Terra: sul nostro pianeta è apparsa una nuova razza di individui che fra non molto lascerà l’Africa e che si espanderà verso l’Europa e verso l’Asia. Stiamo parlando di Homo Erectus, un individuo dall’aspetto decisamente umano (portato al giorno d’oggi con sciarpa e cappello su un autobus affollato potrebbe anche passare inosservato, al contrario di Homo Habilis) i cui resti sono stati trovati in Africa, Europa e Asia.
Il nome ‘Erectus’ non sembra appropriato dato che abbiamo visto che i nostri antenati avevano assunto la posizione eretta già da moltissimo tempo però, anche in questo caso, il nome fu coniato quando le conoscenze non erano ancora ben consolidate.

Prima di ripartire notiamo con grande dispiacere che gli australopitechi sono sempre più rari; dopo avere dominato la scena africana per più di due milioni e mezzo di anni i nostri lontani cugini si estingueranno fra quattrocentomila anni.

 

5ª Tappa - 400.000 a.C.

La nostra galassia è ormai visibilissima e domina il panorama; è passato un altro milione e duecentomila anni e quindi ci troviamo in un’epoca che risale a quattrocentomila anni prima di Cristo a quattrocentomila anni luce da casa.

Lo spazio intorno a noi: la nostra galassia è ormai l'oggetto più appariscente del cielo; distinguiamo nettamente i nucleo e i bracci a spirale che partendo dalla zona centrale si snodano verso la periferia.

... e contemporaneamente sulla Terra: Australopitechi e Homo Habilis si sono estinti da migliaia di anni; Homo Erectus è uscito dall'Africa, si è espanso in Asia e in Europa ed è praticamente diventato il dominatore incontrastato del pianeta; è diventato un abilissimo e temibilissimo cacciatore e gli animali hanno da tempo imparato a rispettarlo.
Proprio in questo periodo avviene qualcosa di molto importante, qualcosa che darà una spinta decisiva verso la civiltà e che allargherà in maniera irreversibile quella profonda spaccatura che si stava creando fra uomini e animali: l’uomo impara a conoscere e a maneggiare il fuoco.
Grazie ai reperti ritrovati in una valle spagnola è stata ricostruita una scena di caccia risalente a quest’epoca. Dando fuoco alla prateria bande di Homo Erectus avevano spinto mandrie di elefanti verso una zona paludosa dove gli animali si erano impantanati ed erano poi stati fatti a pezzi dai cacciatori. Abbiamo quindi tecniche di caccia sempre più evolute e raffinate.
Homo erectus non sopravviverà a lungo; è già in atto una lenta trasformazione che lo porterà ad evolversi verso l’Uomo di Neanderthal in Europa e verso Homo Sapiens Sapiens in Africa.

Proseguiamo quindi il nostro viaggio verso la nostra galassia (che ormai domina la nostra visuale) e in particolare dirigiamoci verso due piccole galassie di forma irregolare che sembrano farle compagnia.

 

6ª Tappa - 170.000 a.C.

Sono passati altri duecentotrentamila anni e noi ne approfittiamo per un’altra sosta; ci troviamo in un’epoca che risale a centosettantamila anni prima di Cristo a centosettamila anni luce da casa.

Lo spazio intorno a noi: le due piccole galassie che avevamo scelto come destinazione durante l’ultima tappa sono le Nubi di Magellano (Grande nube di Magellano e Piccola nube di Magellano); queste sono due piccole galassie di forma irregolare che sono praticamente dei satelliti della nostra galassia. Il loro nome deriva dal fatto che, almeno ufficialmente, il primo occidentale ad osservarle fu il grande navigatore Ferdinando Magellano durante il suo viaggio di circumnavigazione del globo terrestre nel sedicesimo secolo; infatti le Nubi di Magellano sono oggetti che appartengono al cielo australe e quindi non sono visibili alle nostre latitudini.

... e contemporaneamente sulla Terra: sulla Terra è in corso la terribile glaciazione Riss, la più spaventosa che l'uomo abbia mai conosciuto. La maggior parte dell'Europa è coperta dai ghiacci che nell'attuale Inghilterra raggiungono spessori vicino ai due chilometri; i boschi spariscono e lasciano il posto a steppe e tundre con un conseguente drastico calo degli animali. In questo ambiente estremamente ostile è necessaria una forte intelligenza per potere sopravvivere; l’uso del fuoco e delle pelli per scaldarsi è diventato fondamentale e le tecniche di caccia devono diventare sempre più raffinate vista la scarsità di animali.
In questo ambiente europeo caratterizzato da un freddo intensissimo e da temperature gelide si sta evolvendo una nuova razza di uomini, molto simili a noi, che domineranno la scena europea per molte migliaia di anni; stiamo parlando dell’Uomo di Neanderthal cosi chiamato poiché il primo fossile fu trovato nel 1856 nella valle di Neander, vicino all’attuale città di Dusseldorf in Germania.
L’Uomo di Neanderthal era molto intelligente ed evoluto; fu un grande cacciatore ma anche un esperto raccoglitore di radici, bacche, noci e nocciole. Aveva un primitivo senso artistico (sono state trovate tracce di antichissimi colori) e aveva un grande rispetto per i defunti.
Purtroppo fra circa 140.000 anni l’Uomo di Neanderthal dopo avere superato vittoriosamente la grande glaciazione Riss e i due terzi della successiva glaciazione Wurm dovrà soccombere ad un nemico ben più micidiale e pericoloso del freddo.

Ma è ora di riprendere il nostro viaggio in direzione della nostra galassia; il nostro prossimo traguardo è un curiosissimo oggetto che assomiglia ad un grappolo di stelle.

 

7ª Tappa - 30.000 a.C.

Altri centoquarantamila anni e ci fermiamo di nuovo; siamo in un’epoca che risale a trentamila anni anni prima di Cristo a trentamila anni luce da casa.

Lo spazio intorno a noi: ci troviamo ormai sul bordo della nostra galassia e l’oggetto che avevamo scelto come traguardo ci si presenta davanti in tutto il suo splendore. È un ammasso globulare cioè un gigantesco agglomerato di centinaia di migliaia di stelle disposte secondo una simmetria sferica. Di ammassi globulari se ne conoscono alcune centinaia e circondano la galassia formando una specie di alone. Molti di essi sono visibili nei piccoli telescopi e binocoli, alcuni addiritura ad occhio nudo (M 13 nella costellazione di Ercole).

... e contemporaneamente sulla Terra: sulla Terra la glaciazione Riss è terminata ma è in corso un'altra glaciazione, quella di Wurm, che sarà l'ultima. Questo è un periodo in cui il clima, nonostante tutto, è abbastanza mite. L'uomo di Nearderthal dopo essere riuscito a sopravvivere a due tremende glaciazioni si trova a fronteggiare una minaccia ben più terribile e micidiale del freddo: l'arrivo di una nuova razza di uomini molto più organizzati provenienti dall'Africa. L'incontro per i Neanderthal è fatale poiché, come accadde ai dinosauri molto tempo prima, letteralmente scompaiono. La loro estinzione è ancora avvolta nel mistero.
I nuovi arrivati sono il prodotto dell'evoluzione di Homo Erectus in Africa e ne sono usciti approffittando della breve pausa di clima temperato in atto; essi sono gli Homo Sapiens Sapiens, cioè noi.
Da questo momento saranno i soli dominatori incontrastati del pianeta Terra.

Dopo un ultimo addio ai Neanderthaliani riprendiamo il viaggio tuffandoci decisamente dentro la nostra galassia dove, finalmente, saremo di nuovo in compagnia delle stelle.

 

8ª Tappa - 3.000 a.C.

Ci fermiamo per la penultima volta a circa cinquemila anni luce da casa quindi in un’epoca che risale a cinquemila anni fa.

Lo spazio intorno a noi: ci siamo fermati in prossimità di una splendida nebulosa che sembra divisa in tre parti da sottili filamenti di polvere: è la famosa Nebulosa Trifida (M 20) nella costellazione del Sagittario.

... e contemporaneamente sulla Terra: la glaciazione Wurm è finita da 5/6 mila anni ed è cominciato un periodo di clima decisamente mite. Homo Sapiens Sapiens è diventato da un pezzo l’unico dominatore del pianeta; da nomade è diventato sedentario, da cacciatore/raccoglitore è diventato agricoltore ed ha cominciato ad addomesticare ed allevare gli animali.
Nella valle del Nilo (l'attuale Egitto) è in pieno sviluppo una slendida civiltà che ci lascerà monumenti di inestimabile valore e bellezza: la civiltà egizia. Nella valle fra il Tigri e l'Eufrate (l'antica Mesopotamia, nell'attuale Irak) stanno sorgendo ad opera della civiltà sumera le più antiche città conosciute: Ur, Uruk, Lagash. Nell'attuale Turchia, vicino all'attuale capitale Ankara, sta sorgendo Catal Huyuk che diventerà una delle città più importanti del futuro impero Ittita.
Sta cominciando quel periodo durante il quale l'uomo lascerà testimonianze scritte della propria esistenza cioè quel periodo chiamato Storia (insegnato in maniera capillare in tutte le scuole). Notiamo immediatamente come la Storia (durata circa 5.000 / 6.000 anni) sia incredibilmente più corta della Preistoria (durata almeno quattro milioni di anni).

A questo punto, durante l’ultimo breve tratto del nostro viaggio, tutta la storia umana ci scorrerà davanti come in un film.

 

9ª e Ultima Tappa – quattro anni fa

L'ultima parte del viaggio è stata brevissima (la più breve) ma anche la più intensa poiché racchiude spazialmente la maggior parte degli oggetti celesti più familiari (la Nebulosa di Orione, le Pleiadi, le stelle più vicine, etc.) e temporalmente tutta la Storia conosciuta (nascita e crollo dell'impero romano, medioevo, epoca moderna, Rivoluzione Francese, Risorgimento Italiano, etc.).

L'ultima tappa la facciamo all'altezza della stella più vicina al Sole, Alpha Centauri. Il cielo notturno visto da un pianeta orbitante attorno a questa stella è praticamente identico al nostro; riconosciamo, infatti, tutte le costellazioni a noi familiari. Osservando meglio, però, notiamo un intruso: al confine fra la costellazione di Cassiopea e quella di Perseo splende una bellissima stella gialla che da Terra non avevamo mai visto. Dopo un attimo di smarrimento capiamo subito che questa stella è il nostro Sole.

Se avessimo il tempo di osservare attentamente e a lungo il Sole noteremmo che esso, data la vicinanza, possiede un notevole moto proprio che lo porta a spostarsi in maniera sensibile rispetto alle stelle circostanti; potremmo anche notare che questo moto non è rettilineo ma oscilla attorno ad una linea retta ideale. Queste oscillazioni indicano che il moto del Sole è disturbato da un grosso corpo oscuro, probabilmente un grosso pianeta; dall'entità delle oscillazioni troveremmo per questo corpo oscuro una massa pari a 1/1000 di quella del Sole. Il grosso pianeta in questione è, ovviamente, Giove; gli altri pianeti del Sole, almeno con tecniche gravitazionali, sono troppo piccoli per essere individuabili.

 

Arrivo - Oggi

Dopo un viaggio di quattro milioni di anni siamo finalmente arrivati sulla Terra nella nostra epoca, all’inizio del terzo millennio; noi ci fermiamo mentre la luce prosegue il suo viaggio trasportando il suo grosso carico di informazioni verso mondi (e forse civiltà) sempre più lontani.

 

Monografia n.36-1999/4


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