Eretici, profeti o semplicemente eccentrici? (Paolo Morini)

Isaac Asimov sostiene che nella scienza ci sono due tipi di eretici: gli “endoeretici” e gli “esoeretici”. Gli endoeretici sono scienziati competenti, con tutte le carte in regola, che vivono e lavorano all’interno del mondo scientifico professionale. Il loro patrono è Galileo. Si tratta di menti non solo preparate e potenti, ma anche notevolmente originali, le cui proposte possono risultare molto al di sopra delle possibilità di accettazione dei loro colleghi: per questo finiscono per apparite eterodosse ed eretiche. Oltre ad essi, sostiene Asimov, ci sono gli esoeretici: sono gli outsider, dilettanti privi di una preparazione specifica nel settore a cui si applicano, e che non sono stati sottoposti ad alcuna delle selezioni ufficiali che consentono di essere riconosciuti come scienziati professionisti. L’esoeretico è talmente ignaro della struttura della scienza, dei suoi metodi e della sua filosofia, nonché del linguaggio stesso, che i suoi punti di vista sono virtualmente inintelligibili per la comunità scientifica. Conclude Asimov che mentre l’endoeretico può qualche volta avere ragione e produrre significativi progressi, la storia della scienza non ha mai registrato un progresso significativo che possa essere attribuito a un esoeretico. Lo storico della scienza Federico di Trocchio (cfr “Il genio incompreso”, Mondadori, 1997) tende a smussare questa posizione, e afferma che gli esoeretici di Asimov si distinguono in almeno due sottogruppi: gli eretici semicompetenti (persone dotate di adeguata preparazione anche se privi di posizione e di riconoscimenti accademici) e i seguaci delle pseudoscienze (percezione extrasensoriale, telecinesi, UFO, astrologia, ecc.), fra cui abbondano gli eccentrici, i pazzoidi, in una parola mutuata dall’inglese, i cranks. Oltre alla pseudoscienza non si parla più di eresia, ma si entra nel campo dell’opposizione diretta e totale alla scienza, il rifiuto dei valori della razionalità e dei vantaggi prodotti dal progresso scientifico: il fenomeno che i sociologi chiamano “antiscienza”.





Riordinando la libreria ho ritrovato un quaderno in cui avevo incollato una serie di ritagli di giornale di argomento astronomico e astronautico. Ritagliati malamente, devo ammettere, per la maggior parte dei reperti non è indicata né la data né il giornale di provenienza. Per fortuna gli argomenti stessi degli articoli danno una mano per fissare qualche data. Un articolo datato 29 luglio che parla dell’entrata in orbita lunare dell’Apollo 15, ad esempio, non può che risalire al 1971. Sempre del 1971 un articolo dell’8 dicembre parla della sonda sovietica Mars 3. Fra gli altri, un ritaglio senza data, ha il titolo “Aumento dei delitti per le macchie solari”, preceduto dal trafiletto “Secondo Bendandi”. L’articolo è dedicato a una manifestazione di attività solare piuttosto intensa, rivelata dalla presenza di un gran numero di macchie solari. Del faentino Raffaele Bendandi, soprattutto in Romagna, si è parlato molto e scritto molto poco.

Questo il testo dell'articolo:
"Il sismologo faentino Bendandi, dopo aver segnalato la comparsa sul sole di macchie destinate a essere seguite da “svariate influenze cosmiche” ha diffuso ieri un nuovo comunicato nel quale fa il punto delle possibili conseguenza delle irregolarità attualmente in atto nell’attività del Sole.
“L’influenza delle crisi cosmiche causate dalle macchie solari – afferma Bendandi – sono molteplici e perdurano per circa otto giorni. I primi ad essere influenzati sono gli elementi atmosferici, con il maltempo già incominciato. Seguono quindi gli influssi patologici risentiti in particolar modo dai soggetti ipersensibili e traumatizzati.” “Con poco ritardo – prosegue il comunicato di Bendandi – subentrano le influenze magnetiche spesso accompagnate da esplosioni di grisou nelle miniere e da tremiti della crosta terrestre. Per tutta la durata della crisi si registra un pauroso aumento della criminalità (già da alcuni giorni riscontrata) destinata a perdurare ancora per diversi giorni. Tutte queste ripercussioni sono la diretta conseguenza di uno squilibrio gravitazionale che l’osservatorio Bendandi ha previsti fin da Capodanno”.


Nato nel 1893 a Faenza e ivi morto nel 1979, sismologo autodidatta, nel 1920 fu accolto fra le fila della “Società sismologica italiana”. Probabilmente una voce fuori dal coro dell’Accademia, Bendandi iniziò a propugnare teorie molto originali sui terremoti e a formulare previsioni. Di questa storia è facile leggere il punto di vista dei sostenitori di Bendandi: i più influenti sismologi pare lo tacciarono di dilettantismo e iniziarono ad attaccarlo duramente. Convinto che i terremoti fossero causati dalle azioni di marea degli altri corpi celesti sulla Terra, ipotizzò negli anni ‘30 la presenza di 4 pianeti trans-nettuniani. In base a calcoli laboriosi (il cui schema non fu mai svelato) Bendandi calcolava gli influssi gravitazionali di tutti i corpi del sistema solare sulla Terra e calcolava le date dei terremoti a venire. Si racconta di terremoti previsti, di previsioni ignorate, di come all’estero Bendandi fosse apprezzato e di come invece fosse misconosciuto in patria. Non del tutto, pare, visto che la stampa riporta la notizia che nel 1976, dopo il tragico terremoto del Friuli, l’allora Ministro dell’Interno Francesco Cossiga lo contattò perché rendesse note con anticipo le sue previsioni – richiesta alla quale Bendandi non ottemperò. L’effetto mareale fu anche invocato per spiegare i ciclo di 11 anni dell’attività solare – Bendandi fu un osservatore assiduo e molto diligente del Sole per tutta la sua vita. Purtroppo non ho conosciuto Bendandi, ma dai racconti che mi sono stati narrati suppongo che fosse una persona di grande fascino. Inutile obiettare ai suoi fans di pianeti inesistenti, trans-nettuniani o intra-mercuriani, di metodi confusi, di alchimie matematiche: chi apprezzava Bendandi lo riteneva un autentico genio incompreso (e pertanto perseguitato ingiustamente dall’establishment accademico). E come spesso accade, i sostenitori ritenevano che l’onere della prova fosse a carico dei detrattori, soprattutto alla luce del fatto che alcune sue previsioni si rivelarono giuste. Per fortuna il metodo sperimentale della scienza, come ha scritto Margherita Hack, è come la corrente del fiume: tutti i sassi, grandi e piccoli, vengono trascinati dalla corrente e prima o poi arrivano alla foce. Allo stesso modo la realtà dei fenomeni fisici finisce per emergere, a dispetto delle invidie personali, dei rancori, delle rivalità, delle persecuzioni perpetrate a danno degli scienziati incompresi dal “pensiero dominante”. Ancora, se Bendandi avesse addotto capacità “paranormali” le sue previsioni sarebbero entrate nel novero delle tante cose inspiegabili, dei fenomeni “border-line”. Invece il suo parlare di strumenti, di macchine e di teorie scientifiche lo mise a confronto con una comunità scientifica che, a torto o a ragione, lo rifiutò. Dopo tanti anni (ne sono passati 74 dalla pubblicazione del libro di Bendandi “Un principio fondamentale dell’Universo”) possiamo forse sperare che le acque si siano calmate attorno all’opera del dilettante faentino, e forse qualcuno potrà rileggere, serenamente, le numerosissime carte che ha lasciato.