1161: La sezione aurea
storia di un numero e di un mistero
che dura da tremila anni
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Che cosa hanno in comune la disposizione dei petali di rosa e dei semi nelle mele, la forma a spirale di alcune conchiglie, gli ammassi di galassie, un quadro come il Sacramento dell’Ultima Cena di Salvador Dalì, i progetti di Le Corbusier (e magari il Partenone o la grande piramide di Giza), e la “successione di Fibonacci” (1, 1, 2, 3, 5, 8, 13, 21, 34, 55..., in cui ogni numero è la somma dei due che lo precedono)? Per quanto strano possa sembrare, in queste realtà così disparate si nasconde (o è stato cercato) un numero particolare, una proporzione geometrica scoperta dai pitagorici, definita da Euclide, chiamata — in un trattato di Luca Pacioli illustrato da Leonardo — “divina proporzione” e in seguito, nell’Ottocento, “sezione aurea”. Questo numero, indicato con la lettera greca phi, è 1,6180… È un numero irrazionale, cioè non si può esprimere con una frazione e ha infinite cifre decimali prive di sequenze ripetitive. Deriva dalla geometria (è un modo di dividere un segmento in due parti) ma tende a mostrarsi nei luoghi più impensati, e ha affascinato non solo alcune delle migliori menti matematiche di ogni tempo, ma anche biologi, artisti, musicisti, storici, architetti, psicologi, perfino mistici, ed è apparso come un simbolo dell’armonia dell’universo: un universo progettato da un dio matematico. Ha detto Albert Einstein: «Quella del mistero è la più straordinaria esperienza che ci sia dato di vivere, È l’emozione fondamentale situata al centro della vera arte e della vera scienza». In questo libro di esemplare chiarezza e rigore, Mario Livio parla di un mistero e dell’emozione della scoperta. Illustra i miti (sfatandone molti) e la realtà (spesso ancora più singolare) della sezione aurea e mostra il profondo rapporto tra il mondo fisico, le creazioni artistiche e intellettuali e la limpida bellezza dei numeri.




1162: L'enigma di Fermat
la soluzione di un giallo matematico durato più di tre secoli

Nel 1637 il matematico francese Pierre de Fermat scrisse in una breve nota di aver dimostrato che, mentre il quadrato di un numero intero può essere scomposto nella somma dei quadrati di altri due numeri, come si evince dal teorema di Pitagora, ciò non è possibile per il cubo e per tutte le potenze superiori a due. La prova di questa affermazione non venne mai trovata tra le carte del matematico, e quello che venne definito “l’ultimo teorema di Fermat” rimase privo di dimostrazione per secoli.
Nel 1993 il professor Andrew Wiles, dell’Università di Princeton, annunciò di aver risolto l’enigma dopo sette anni di lavoro. Il libro di Aczel è l’appassionante ricostruzione di questa straordinaria vicenda scientifica, fatta di grandi sodalizi, intrighi e tradimenti. Ma è anche l’occasione per ripercorrere le tappe fondamentali dell’avventura umana tra i numeri, con i suoi misteri e il suo stupore.




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1163: Solidi di Archimede e Platone

Immaginate una sfera. È un simbolo perfetto di unità. Ciascun punto sulla sua superficie è identico ad ogni altro, equidistante dal punto unico al suo centro. La sfera è il fondamento dei cinque solidi platonici e dei tredici archimedei - che comprendono il cubo, l’ottaedro e l’icosidodecaedro, dal nome simile ad uno scioglilingua. Queste diciotto forme sono le componenti dello spazio tridimensionale di importanza fondamentale per l’architettura, la chimica e la fisica atomica.
In questo prezioso volume ricco di illustrazioni, Daud Sutton ci guida in un viaggio affascinante alla scoperta dell’elegante semplicità esistente nei rapporti tra le bellissime forme della geometria solida. Pietre angolari della ricerca matematica e artistica fin dall’antichità, esse continuano ad ispirare chiunque sia interessato alla scienza, al disegno e alla matematica.




1164: Spazio i segreti e gli inganni
breve controstoria dell'astronautica

Che Gagarin sia stato il primo uomo a volare nello spazio e Armstrong il primo a mettere piede sulla Luna lo sappiamo tutti. Lo abbiamo letto sulle prime pagine dei giornali, lo abbiamo sentito ripetere in Tv e lo abbiamo visto scritto nei libri di storia. Solo che, forse, le cose potrebbero non essere andate esattamente così. C’è ad esempio chi sostiene che Gagarin sarebbe stato preceduto da vari sfortunati colleghi, astronauti mai dichiarati dal Kremlino e rimasti senza nome per motivi di prestigio politico. E c’è anche chi è pronto a dimostrare che lo sbarco sulla Luna sia andato in modo quantomeno diverso rispetto alle roboanti versioni ufficiali.
Nella storia, si sa, le bugie hanno le gambe corte, e non reggono più di tanto alla prova dei fatti. Anche se a dirle sono le due potenze più tecnologicamente attrezzate nel campo della comunicazione e dei marketing politico-ideologico.
Rifacendosi a testimonianze dirette, questo libro presenta fatti ed evidenze incontrovertibili, e dà voce a chi finora ha vanamente obiettato sulla validità di quanto dichiarato da Mosca e da Washington. In campo astronautico è un. dossier-verità col taglio di un thriller, che si legge come un romanzo e che non concede sconti a nessuno.

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1165: Big Bang
l'origine dell'universo e gli uomini che ne hanno svelato il mistero

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C’è qualcosa di unico nella teoria del Big Bang. Pur possedendo tutti i crismi della più rigorosa scientificità, questo modello cosmologico ci conduce a un passo dalla soluzione dei mistero dei misteri: la creazione dei mondo. Ispirata alla teoria della relatività di Einstein, per buona parte del secolo scorso l’idea che l’universo fosse nato da un “grande botto” — un big bang, appunto — è stata al centro di un acceso dibattito fra i suoi fautori e coloro che ritenevano invece che il cosmo fosse eterno e immutabile. Le armi della contesa sono stati telescopi sempre più potenti, analisi teoriche sempre più profonde e scoperte fortuite come quella di una traccia fossile dell’esplosione primordiale. Col tempo, l’accumularsi delle prove ha fatto del Big Bang uno dei paradigmi più solidi della scienza moderna. Decine di volumi gli sono stati dedicati, alcuni scritti da grandi scienziati come Stephen Hawking. Eppure, nel raccontarci quest’esaltante avventura dell’intelletto, Simon Singh ce ne offre una prospettiva assolutamente originale. Come già nell’ "Ultimo Teorema di Fermat” e in “Codici & segreti”, Singh esplora infatti le vicende storiche e scientifiche con la stessa curiosità meravigliata ai noi lettori. È questo a rendere tanto vividi i ritratti degli scienziati che ne sono i protagonisti; Fred Hoyle, per esempio, che al modello del Big Bang ha dato il nome e poi ne è stato il più irriducibile oppositore; o il sacerdote belga Georges Lemaître, che insieme al meteorologo sovietico Alexandre Friedmann dedusse il modello dalle equazioni di Einstein. Ed è per lo stesso motivo, oltre che per il ricorso a illustrazioni e analogie illuminanti, che nel libro le spiegazioni delle ipotesi, delie idee e degli esperimenti su cui e stata edificata la teoria risultano insolitamente semplici e chiare. Così le due storie narrate da Singh — quella lunga 15 miliardi di anni dell’universo nato dal Big Bang e quella assai più breve ma altrettanto travagliata del modello scientifico che lo descrive — si intrecciano in modo armonioso, fra certezze ormai acquisite e problemi ancora aperti.




1166: Dove nascono le stelle

Margherita Hack, astrofisica di fama mondiale che vive da sempre «con il naso all’insù», cerca di rispondere, in questo libro, ai numerosi interrogativi che nascono continuamente dallo studio del cielo: siamo soli nell’universo? Quanto può vivere ancora il Sole? Che cosa c’era prima delle stelle e delle galassie? L’universo è piano o curvo, finito o infinito? Le tracce d’acqua trovate su Marte testimoniano la presenza di qualche forma di vita?
Partendo dai corpi celesti più vicini e più noti - la Terra, i pianeti, il Sole -, l’autrice ci accompagna in un insolito viaggio a ritroso nel tempo. Dai remoti momenti della nascila delle stelle e dell’«epoca oscura», nella quale nel cosmo non esistevano sorgenti luminose, si arriva al punto più lontano accessibile oggi all’osservazione astronomica, rivoluzionata dallo sviluppo dell’informatica e dell’elettronica e dalle missioni spaziali: un punto in cui un gas pervade uniformemente lo spazio. L’indagine alla scoperta del mistero della vita, illustrata da immagini spettacolari provenienti dagli osservatori astronomici, si conclude con una serie di ipotesi sull’origine del sistema: le ultime, affascinanti congetture per spiegare ciò che conosciamo e per tentare di capire la futura evoluzione dell’universo.

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1167: Fermi e la fisica moderna

Essenziale, preciso, con continui riferimenti alle fonti, questo testo si legge come un report scientifico, con la sua prosa quasi piatta dal punto di vista narrativo. L’Enrico Fermi che viene qui lucidamente, scientificamente descritto da Bruno Pontecorvo — che fu suo allievo — è certo un fenomeno scientifico in sé. ... Ma ... anche una persona umile, un artigiano del suo mestiere... Nella sua officina dirige anche il lavoro manuale e la cura degli strumenti. Viene descritto nella sua etica scientifica, che diremmo d’altri tempi... Una etica rigorosa e dignitosa, che sconfina pero nella concezione ingenua di una neutralità dei proprio mestiere. Neutralità impossibile e sbugiardata dai fatti storici che lo stesso Fermi dovette testimoniare in prima persona. Egli visse il fascismo, le leggi razziali, la guerra nucleare: il suo ruolo a Los Alamos, nei lavori per la costruzione della bomba atomica, è universalmente noto.
Con Hiroshima e Nagasaki, nessuna innocenza è più ammissibile. Lo stesso Pontecorvo accetta di assumersi le sue responsabilità: si trasferisce in Unione Sovietica, partecipa al programma nucleare sovietico, si schiera nel confronto — innanzitutto ideologico — che durerà per tutta la Guerra Fredda, e che ancora oggi non è certo terminato.




1168: Handbook for astronomy educators

È un manuale progettato per aiutare il club, i suoi comitati e gli insegnanti nel processo di pianificazione e implementazione di un corso di astronomia.
Ha due obiettivi principali.
Il primo è informare il lettore dei passaggi necessari per pianificare ed eseguire un programma educativo efficace per il pubblico in generale. Come determinare gli obiettivi, selezionare gli insegnanti, scegliere i migliori libri di testo, pianificare corsi e promuovere programmi sono alcuni degli ingredienti necessari.
Il secondo obiettivo di questo libro è fornire una serie di piani di corsi testati da cui possono emergere corsi di successo. I piani sono progettati in modo che possano essere completamente implementati da qualsiasi insegnante qualificato. Tuttavia, i piani di lezione inclusi sono destinati a essere modificati per soddisfare le esigenze specifiche della tua società e della classe target.

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1169: I grandi della scienza: Copernico
un rivoluzionario prudente

Il fatto che il Sole sia stazionario e la Terra in movimento è una delle
più entusiasmanti scoperte nella storia della scienza. Ed è anche una
delle più sconcertanti, perché è in conflitto con l’esperienza quotidiana. Noi vediamo il Sole levarsi e tramontare, e sentiamo che la Terra sotto i nostri piedi è solida e ferma.
La teoria eliocentrica ha messo in crisi la stessa nozione di conoscenza basata sui sensi e ha aperto un nuovo modo di interpretare il mondo, fondato sul ragionamento matematico.
Questo è il perché il 1543, l’anno in cui apparve l’opera di Copernico “De revolutioni bus Orbium Coelestium” (Sulle rivoluzioni delle sfere celesti), è assunto come la data in cui l’umanità varcò la soglia della rivoluzione scientifica.





1170: I grandi della scienza: Giordano Bruno
la nuova filosofia degli infiniti mondi

Pochi al tempo apprezzarono la forza dirompente della sua filosofia. Non solo uomini di Stato o di Chiesa, e nemmeno agli accademici più conservatori che Bruno non mancò mai d’affrontare e dileggiare.
E anche gli uomini della nuova scienza: Tycho Brahe liquida le speculazioni della "musa nolana" come pure sciocchezze; Johannes Kepler mobilita tutte le risorse intellettuali di cui dispone per venire a capo del timore dell’infinito; Galileo Galilei, più diplomaticamente, lo usa senza mai menzionarlo, a meno che non abbia ragione chi sostiene che a Bruno alluda quella battuta nella Giornata terza del "Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo" in cui Sagredo ricorda «certa maniera di dipingere che aveva un amico mio, il quale sopra la tela scriveva con gesso: “qui voglio che sia il fonte, con Diana e le sue ninfe; qua, alcuni levrieri: in questo canto voglio che sia un cacciatore, con testa di cervio; il resto, campagna, bosco e collinette”; il rimanente poi lasciava con colori figurare al pittore».
Con amici dei genere non c’era bisogno di nemici.
Eppure, Giordano Bruno ci riuscì.

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