601: Mitologia egizia

Fino alla fine del XVIII secolo l'Europa sapeva ben poco dell'Antico Egitto: a parte le scarne notizie di alcuni storici greci come Erodoto e Strabone, qualche cenno da parte dello storico ebreo Giuseppe Flavio e varie citazioni bibliche, l'Egitto restava un totale mistero. La storia dell'Egitto inizia verso il 3100 a.C., quando le varie comunità sparse lungo la valle del Nilo accettarono di essere unificate sotto un unico sovrano, il mitico Menes, capostipite della I dinastia. Ciascuno di questi staterelli “predinastici” aveva i propri dei e i propri riti e, a seconda del prevalere dell’una o dell’altra città, si impose anche la divinità specifica della parte vincente. Con il tempo si arrivò a una specie di simbiosi in cui le varie credenze si fondevano o, più spesso, si accavallavano: e a poco a poco le più antiche concezioni religiose divennero materia di miti e leggende che accomunavano l’intero popolo.
Fin dall’inizio, però, almeno su due punti c’era concordanza: il concetto del caos primordiale da cui era nato il mondo e l’importanza del sole come motore della creazione.
Età di lettura: da 8 anni.




Il protagonista, Arthur Dent, scopre che alcune ruspe gialle (che ha appena notato nel suo giardino) stanno per demolirgli la casa in cui abita per fare spazio a una nuova superstrada. Dopo poche ore gli abitanti della Terra scopriranno che il loro pianeta sta per avere lo stesso destino, ma a cura di una flotta di astronavi gialle che appaiono improvvisamente nel cielo. Arthur viene salvato da un suo vecchio amico, Ford Prefect, che si rivela essere un alieno originario della stella Betelgeuse e che lo trascina con sé, chiedendo un passaggio ad una delle astronavi demolitrici. Arthur scoprirà così un universo sconosciuto, nel senso letterale del termine, in cui la sua unica bussola sarà la Guida Galattica per gli Autostoppisti. Si tratta di un libro in forma di un piccolo computer (una sorta di Kindle a comando vocale), un best-seller universale (Terra esclusa), che si vende benissimo per due ragioni:
1. costa poco,
2. ha stampato a grandi lettere amichevoli sulla copertina le parole "Non fatevi prendere dal panico".
Ford lo condurrà in avventure entusiasmanti ed improbabili, sballottati in giro per lo spazio-tempo a bordo dell'astronave "Cuore d'Oro", che viaggia a "propulsione di improbabilità infinita", in compagnia di un vecchio amico d'infanzia di Ford a due teste, oramai ex Presidente della Galassia, Zaphod Beeblebrox, della sua ragazza terrestre, Trillian, e di un robot perennemente depresso, Marvin. Giunti sul leggendario pianeta Magrathea, incontreranno il progettista che ha costruito la Terra e i clienti che gliela avevano commissionata, cioè i due (apparentemente) topi che Trillian aveva portato con sé lasciando il pianeta, che stanno ancora cercando "la risposta alla domanda fondamentale sulla vita, l'universo e tutto quanto".

602: Guida galattica per gli autostoppisti




603: Entanglement

Signore e Signori, entrate nello strano mondo del molto piccolo, dove i corpuscoli sono onde, le onde corpuscoli, e l’ambiguita è la regola!” Amir Aczel ci narra la storia di uno dei più grandi enigmi della fisica dei Novecento, l’Entanglement — il bizzarro fenomeno per cui qualcosa che accade in un posto influenza istantaneamente qualcosa che accade altrove.
Ma è anche la storia di due straordinari uomini di scienza: Albert Einstein, che spinto dal demone socratico si oppose ostinatamente all’interpretazione ortodossa della meccanica quantistica; e il “magnifico irlandese” John Stewart Bell, che mostrò come nel cuore dell’Universo permangano pericolose correlazioni tra particelle separate ormai da distanze enormi. Si tratta di un “grande mistero” che oggi possiamo “toccare con mano” grazie a sofisticati esperimenti, e che ha a che fare con i rompicapi della crittografia e le meraviglie fantascientifiche dei teletrasporto (vi ricordate il “Mi porti su, Scotty!” di Star Trek?).
Einstein si rifiutò sempre di credere a un Dio che “gioca a dadi con il mondo”. Bell ci ha insegnato che quello stesso Dio può essere un abilissimo prestigiatore.




604: Quell'estate di sangue e di Luna
È l’estate del 1969. A Lancimago, paese rurale di poche centinaia di anime, quattro inseparabili amici undicenni, Enrico, Billo, Valerio e Gianni, seguono alla tivù la missione Apollo che porterà il primo uomo sulla Luna. Ma sul villaggio, proprio in quei giorni, si scatena un crescendo di eventi terribili e misteriosi. La natura stessa pare ribellarsi o impazzire, mentre aleggiano sui campi i fantasmi di superstizioni dimenticate e di antiche paure. Di fronte all’ottusità degli adulti saranno i quattro bambini, e soprattutto Enrico, che trova un alleato nella memoria lunga di nonno Siro, a fronteggiare l’orrore e a comprenderne il senso. Ma perché, trent’anni dopo, lo stesso Enrico accompagna a Lancimago il figlioletto?
Gli autori sono molto bravi a tratteggiare lo scenario della vicenda, un paese immerso nella campagna, una comunità dove tutti sanno tutto di ciascun abitante, eppure dove vecchi misteri sonnecchiano nell'ombra, pronti a risvegliarsi per riscuotere il loro tributo di sangue. Non mancano, in quest'ambientazione, enormi campi di grano, paludi nebbiose, assolate stradine, casa abbandonate e altri elementi propri dello stile “baldiniano”.
Quel che è bello è vedere quanto una storia di questo tipo funzioni straordinariamente bene in un contesto italianissimo (l'Emilia Romagna agreste), senza dover ricorrere al “solito” Maine di kinghiana memoria.
Il periodo scelto dagli autori è l'estate del 1969 (nei giorni del primo volo umano sulla luna), un'epoca storica in cui l'Italia è a cavallo tra la vecchia realtà contadina e il boom economico. Proprio il volo dell'Apollo 11 sembra rappresentare la metafora del passaggio da un mondo all'altro, ma anche quello dall'adolescenza all'età adulta.



605: La cometa di Halley
un ponte tra passato e futuro

La pubblicazione del presente quaderno sulla cometa di Halley edita dal Museo Friulano di Storia Naturale con la collaborazione dell'Associazione Friulana di Astronomia viene realizzata in occasione del passaggio della più celebre tra le comete, che ogni settantasei anni appare alla nostra vista. È un lavoro di carattere divulgativo, ma scientificamente esatto e curato con attenzione a tutto quanto attiene all'argomento che tratta e nel quale gli autori si propongono di far conoscere l'avvenimento in modo accessibile, ma corretto, non solo agli studiosi, ma a tutti coloro che, pur non possedendo una adeguata preparazione scientifica, desiderano conoscere con esattezza l'evento celeste di cui tutti parlano con interesse, anche sotto la spinta dei grandi mezzi di informazione. [Prof. Guido Barbina]




606: Il significato astronomico del sito megalitico di Saint-Martin-de-Corléans ad Aosta

Lo studio compiuto dal prof. Giuliano Romano, dal dr. Guido Cossard e dal dr. Franco Mezzena sugli orientamenti astronomici presenti nell’area megalitica di Saint Martin de Corléans, ad Aosta, ha portato a risultati estremamente importanti per la Valle d’Aosta.
Tale lavoro, infatti, dimostra come, fin dal III millennio a. c., fossero in questo luogo seguiti gli astri ed i loro moti nel cielo.
Non solo, ma ci testimonia anche come i principali riti di culto del periodo risentissero delle conoscenze astronomiche acquisite, aprendo così uno spiraglio sulle usanze più profonde dei primi abitatori della regione.
L’idea di un popolo primitivo, dedito solo alla caccia ed alla guerra, va quindi totalmente abbandonata. Questo fatto era già attestato dal numero e dalla qualità dei rinvenimenti presenti nel sito. Ora, a questi, si aggiunge la novità della dimostrata attenzione nei confronti del cielo, degli astri e della loro relativa divinizzazione.
Un particolare in più che ci avvicina idealmente ai primi abitatori della regione e che ne mette in luce la sensibilità e l’elevato livello culturale raggiunto.




607: Sidereus Nuncius

Piccolo trattato messaggero di grandi e sconvolgenti verità, secondo la definizione dello stesso Galileo, il Sidereus Nuncius è un testo epocale non solo per la storia della scienza ma anche per l’immaginario dell’uomo barocco.
Il cannocchiale, per la prima volta descrittovi diffusamente, uscì con quest’opera rivoluzionaria dai recinti specialistici dell’ottica per rivestirsi di valori simbolici che si riverberarono, come si dimostra nell’introduzione, sull’estetica, sull’etica e sulla critica letteraria, alimentando perfino una prosa fantascientifica conseguente alla scoperta di nuovi mondi.
Composto intorno al 1609, è l'opera per mezzo della quale Galileo Galilei dà notizia della scoperta dei quattro satelliti principali di Giove: Io, Europa, Ganimede e Callisto. Tali satelliti sono conosciuti collettivamente come "medicei", dal nome di Cosimo II dei Medici, al quale Galileo dedicò la sua scoperta. L'opera, presente in questo archivio sia nella versione latina sia in quella italiana, contiene le annotazioni quotidiane degli spostamenti dei quattro satelliti rispetto al pianeta Giove




Ideata dal Museo Galileo di Firenze per celebrare i 400 anni dalle rivoluzionarie scoperte celesti fatte da Galileo Galilei con l'uso del telescopio, la mostra è curata dallo storico dell'astronomia Giorgio Strano, con l'assistenza di un comitato scientifico La mostra divisa in 6 sezioni, presenta repliche di preziosi strumenti originali posseduti dal Museo Galileo (fra cui i due unici cannocchiali di Galileo pervenutici), oltre a facsimili di importanti documenti e manoscritti.
Divisa in sei sezioni, la mostra presenta fedeli repliche di antichi strumenti, molti dei quali conservati presso il Museo di Storia della Scienza di Firenze, oltre a importanti documenti e manoscritti. Un contributo decisivo alla comprensione dei principi scientifici ottici e astronomici viene offerto da exhibits interattivi e applicazioni multimediali, che consentono ai visitatori di rivivere da protagonisti le straordinarie esperienze compiute da Galileo. Ne risulta un appassionante viaggio nel tempo e nell’universo, lungo un percorso che ci permette di percepire la forte integrazione di scienza, cultura e religione tra Cinquecento e Seicento. La mostra illustra inoltre l’evoluzione delle tecniche per produrre lenti e specchi, occhiali da vista e camere oscure. Galileo derivò l’idea del telescopio da modesti tubi dotati di lenti prodotti in Olanda e in vendita nelle strade di Venezia nel 1609. La mostra illustra le innovazioni apportate dallo scienziato toscano allo strumento e le sue eccezionali scoperte: la Via Lattea, che gli si svelò come un conglomerato di innumerevoli stelle, la natura irregolare della superficie lunare, i quattro satelliti orbitanti intorno a Giove, le macchie solari, le fasi di Venere.
608: Il telescopio di Galileo



609: FARE

È il quaderno n.39 di "sistema A" mitica rivista amata negli anni '50 e '60 dagli autocostruttori (bricoleur) di ogni interesse.
Il numero è quasi tutto dedicato agli strumenti cari agli astrofili osservatori. Telescopio semplicissimo per dilettanti.
Gli articoli in questione sono:
- Telescopio astronomico a riflessione perfezionato
- Telescopio a riflessione a 300 ingrandimenti
- Osservazioni astronomiche per telescopio a 300 ingrandimenti
- Cannocchiale prismatico a 23 ingrandimenti .

Download in formato pdf (22 Mb)




610: 1879 - 1979 centenario della nascita di Einstein

Raccoglie i testi di una serie di conferenze svoltesi nel Salone comunale di Forlì.
Nel dettaglio:
- Ernest H. Mutten : commento generale sulle teorie di Einstein;
- Ludovico Geymonat : Einstein e Newton;
- Francesco Barone : Einstein e la filosofia del '900;
- Lido Valdré : Einstein e l'educazione scientifica;
- Tullio Regge : La relatività generale nell'astrofisica e nella cosmologia;
- Sandro Petruccioli : Etere, regoli e orologi - riflessioni storiche sulla genesi della relatività;
- Enrico Bellone - Einstein, La filosofia e il senso comune;
- Franco Pacini : Astronomia relativistica dai quasar ai buchi neri.




*

  home page ARAR Biblioteca   E-mail Il Planetario