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1461: La freccia del tempo

La “freccia dei tempo” è una bella immagine usata per la prima volta dall’astrofisico Arthur Eddington nel 1927, ma l’idea della direzionalità dei tempo è stata percepita dalle civiltà umane come movimento ciclico, come mito dell’eterno ritorno, oppure - nella tradizione giudaico-cristiana - come un movimento lineare, irreversibile. L’irreversibilità del tempo ha avuto una grande influenza sul pensiero occidentale, ha permesso la nascita dell’idea di progresso e di evoluzione, ha dato forza alla descrizione della natura attraverso le leggi della scienza classica e moderna. Fino alla breccia aperta dalla teoria della relatività, dalla meccanica quantistica, dai nuovi campi di indagine sull’instabilità delle particelle elementari, sino alla cosmologia evolutiva. È il lungo cammino della storia della fisica, visto attraverso le maggiori teorie scientifiche che nel corso dei secoli hanno cercato di risolvere il mistero dei tempo.
In questo libro autorevole, ma di efficace capacità divulgativa, Coveney e Highfield trasformano questo cammino in un percorso guidato per il lettore e che giunge all’attuale discussione sul fluire del tempo come perdita irreversibile, legata a una grandezza chiamata entropia (che è la sua misura della capacità di cambiamento).
Ma la freccia dei tempo, come emerge dal Secondo Principio della termodinamica, non è sinonimo di inesorabile caduta verso il disordine: è questo il paradigma della auto-organizzazione, proposto dalla scuola di Ilya Prigogine che firma la prefazione del volume.
Un’auto-organizzazione che non contraddice le dinamiche del caos, ed è parte integrante del processo che concilia la freccia del tempo con la meccanica newtoniana e con la teoria quantistica, rendendo possibile un’evoluzione creatrice. Per Coveney e Highfield, infatti, il caos dinamico è la regola del mondo in cui viviamo. Mentre il passato è immodificabile, il futuro rimane aperto: riscoprire la freccia del tempo significa allora comprendere anche il dualismo legge-evento che sta alla base di tutti i conflitti della storia delle idee nel mondo occidentale. Peter Coveney e Roger Highfield affrontano perciò con chiarezza uno dei temi di discussione più ardui e onnipresenti, e quotidiani nel pensiero antico e moderno, nella poesia come nella religione o nella biologia. Oggi, la freccia del tempo serve a farci capire anche le infinite possibilità del caos.




1462: Il sogno dell'unità dell'universo

I successi conseguiti in questo secolo dalla fisica sono stupefacenti e hanno contribuito a sconvolgere le nostre concezioni dello spazio, dei tempo, della realtà. Lo stesso linguaggio con cui cerchiamo di descrivere la natura ne è uscito trasformato radicalmente, per cui oggi ai centro della visione dell’universo elaborata dagli scienziati c’è l’idea di «simmetria naturale>, che ha preso il posto occupato dalla “materia”. Questa rivoluzione dei pensiero è stata determinata dalla speranza di individuare le leggi ultime, quelle in grado di rispondere in modo definitivo alle domande che ci poniamo rispetto alla natura.
È possibile racchiudere l’immensa varietà di suoni, colori e cambiamenti del nostro mondo entro una formula semplice e definitiva? È possibile far risalire l’infinita moltitudine dei fenomeni a un insieme delimitato di leggi? È possibile compendiare l’inesauribile ricchezza del libro della natura in una teoria?
Chi cerca di delineare delle risposte a queste domande non è un teologo o un filosofo alla ricerca di un’astratta causa ultima. Il premio Nobel Steven Weinberg indica molto concretamente il centro verso cui puntano da più parti i settori d’avanguardia delia ricerca.

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1463: Nelle pieghe del tempo

Il 23 aprile 1992 una scoperta scientifica cambia per sempre la nostra visione dell’universo. Quel giorno l’astrofisico George Smoot rende pubblica una notizia straordinaria: il satellite COBE (Cosmic Background Radiation Explorer) ha individuato in fondo al cosmo le «pieghe del tempo» da cui sono emerse le stelle, i pianeti, le galassie e tutte le altre complesse e mirabili strutture che oggi osserviamo.
Per vent’anni Smoot ha esplorato col radiotelescopio gli spazi cosmici dalle desolate pianure di ghiaccio dell’Antartico, dalla cima delle montagne più alte, servendosi di palloni frenati, di aerei spia U-2 specialmente adattati alla ricerca scientifica e, infine, dei satellite COBE, di cui lui stesso ha definito il programma. Guidato dall’intuizione che l’universo non fosse omogeneo come si era fino ad allora ritenuto, Smoot è stato il primo essere umano a “vedere” come era l’universo “appena nato”, quando aveva “solo”» trecentomila anni (oggi sappiamo che ne ha quindici miliardi). La sua straordinaria sperimentazione ha definitivamente dimostrato che all’origine dell’universo che ora abitiamo c’è il cosiddetto Big Bang.
In questo libro appassionante come un racconto di avventure e accessibile anche ai lettori non specialisti, George Smoot (con la collaborazione del giornalista Keay Davidson) rievoca i momenti più emozionanti della sua ricerca e disegna il nuovo quadro dell’universo che ne deriva, una visione dove il distacco scientifico si tinge di un irresistibile ottimismo: «L’universo non mi sembra affatto privo di senso, al contrario, nella sua evoluzione è possibile distinguere chiaramente un senso di ordine».




1464: 50 anni di missioni spaiziali, 1957-2007

Questo prezioso lavoro di PaoLo Laquale ripercorre i primi 50 anni dell’era astronautica, soffermandosi su tutte le missioni degne di nota, e offrendo così al Lettore la possibilità di rivivere passo passo l’intero periodo, percependo facilmente come dall’era pionieristica dei primi anni si sia passati all’epopea lunare, fino a giungere a quella sorta di routine spaziale tipica dei giorni nostri, molto meno epica e, se vogliamo, sicuramente meno poetica, ma indispensabile alla continuità della presenza umana nello spazio.
Centinaia di missioni che hanno visto impegnati centinaia di astronauti. Decine di sonde in giro per il sistema solare. Decine di potenti ottiche, fisiche ed elettroniche, che oltre L’atmosfera scrutano L’universo.
Ma tutto sommato, parentesi lunare a parte, siamo ancora sulla linea di partenza, a qualche centinaio di chilometri sopra casa nostra. Dove arriveremo nei prossimi 50 anni? Ancora sulla Luna? Finalmente su Marte? Dalla lettura di questo volume, un’idea su come è attualmente impostato il futuro prossimo delle missioni spaziali la si ricava: i tempi degli intrepidi astronauti, delle grandi imprese ai limiti delle possibilità tecniche e umane, della competizione accesa ma leale potrebbero essere già finiti. Oggi chiunque può andare nelle Americhe, L’impresa era farlo 500 anni fa. Fra 500 anni chiunque potrà andare su Marte, L’impresa sarà farlo nei prossimi 50. Michele Ferrara

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1465: Il ritorno del giovane principe

Il ritorno dei giovane principe” è un libro per tutti e per tutte le età. E una storia semplice e poetica che ho scritto con lo scopo di trasmettere le esperienze e le conoscenze di cui ho fatto tesoro nella mia vita. Per me la vita è una splendida opportunità di accrescimento spirituale in cui bisogna saper preservare l’innocenza di quando si era bambini e al tempo stesso chiedersi cosa si può fare contro le grandi ingiustizie, la sofferenza, il male nel mondo...
Questo piccolo libro, che ho scritto in un periodo buio, cerca di dare delle risposte. L’ho scritto per un ristretto gruppo di amici e di persone a me care, ma in seguito, grazie al loro entusiasmo, ho deciso di offrirlo a un pubblico più ampio. E la pronta risposta dei lettori mi ha confermato nella mia idea che fosse giusto condividere le esperienze che avevo vissuto e gli insegnamenti che ne avevo tratto.
“Il ritorno dei giovane principe” ha avuto il potere di trasformare la mia vita in un momento difficile e di traghettarmi verso un futuro più felice e mi auguro che possa allietare chiunque lo legga.

A.G. Roemmers




1466: La figlia di Galileo

Nel momento più straordinario e tragico della propria esistenza — quello delle scoperte, del processo, della prigionia e dell’abiura — Galileo non era solo; a condividerne grandezza e tormento c’era la figlia maggiore: suor Maria Celeste, una monaca di clausura.
Dava Sobel ricostruisce per noi una vicenda apparentemente paradossale, in cui padre e figlia sembrano schierati con le parti avverse di un epocale conflitto culturale. E, contemporaneamente, la scrittrice disegna il quadro complesso della quotidianità agli albori dell’era moderna: il lusso delle corti, il dramma della peste, il fermento culturale e le devastazioni della guerra. Al centro di questo affresco stanno le lettere tenere, appassionate, commoventi di suor Celeste al padre; una corrispondenza che ha aiutato Galileo a ritrovare la difficile armonia tra verità scientifiche e fede, e che oggi grazie al lavoro di una grande divulgatrice ci restituisce l’avventura umana e intellettuale di due personalità d’eccezione.

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1467: L'esperimento più bello

Nel 1927 Albert Einstein propose un “esperimento mentale per illustrare uno degli aspetti più sorprendenti della fisica quantistica: la proprietà degli elettroni, microscopici componenti della materia, di comportarsi sia come particelle (che possiamo immaginare come piccolissime palline da tennis), sia come onde (per esempio quelle che si propagano sulla superficie d’acqua di uno stagno).
Nel 1963 Richard Feynman rielaborò un modo didattico questo esperimento per utilizzarlo come introduzione alla fisica quantistica, ma avvertì che sarebbe rimasto una pura astrazione, perché la sua realizzazione pratica sarebbe stata impossibile.
Nel 1974 tre ricercatori dell’Università di Bologna e del CNR (Pier Giorgio Merli, Gian Franco Missiroli e Giulio Pozzi] riuscirono a realizzare “l’esperimento impossibile” di Feynman e lo documentarono in un film.
Secondo un sondaggio del 2002 tra i Lettori della rivista inglese Physics World, l’interferenza di elettroni singoli risulta essere “l’esperimento più bello” nella storia della fisica.




1468: Singolarità

Da quando l’uomo si è affacciato sul pianeta, con un impatto sempre più ampio e profondo sulla sua evoluzione, ci si chiede se rappresenta un elemento unico e irripetibile. La sua intelligenza potrà essere replicata? E se questo avvenisse, sarà una novità sconvolgente, pari alla discontinuità dell’arrivo dell’uomo? Che cosa succederà all’umanità?
Sono domande diventate oggetto di studio nella Silicon Valley, dove è nata la Singularity University. La singolarità tecnologica è il momento in cui l’intelligenza artificiale potrebbe prendere il sopravvento. Previsto per 20-30 anni da oggi, per molti esperti è uno dei momenti più promettenti ma anche più pericolosi della storia dell’umanità.
Questo libro espone ¡n modo accessibile qua li potrebbero essere le conseguenze dell’accelerazione esponenziale dei cambiamento tecnologico e come le intelligenze artificiali potrebbero cambiare molte, forse tutte, le regole che guidano la nostra conoscenza del mondo.

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1469: Cercare mondi

Abitiamo un sottile guscio sferico, di pochi chilometri di spessore, intorno alla superficie della Terra. Anche se esploriamo gli abissi più profondi dell’oceano o scaliamo le vette dell’Himalaya, il nostro regno ha dimensioni ridicole. Per questo, se riflettiamo su quelle dell’universo, ci resta una sensazione di lieve sgomento. Non solo.
Il nostro piccolo mondo è anche popolato di chimere, fantasmi e terribili inganni: pensiamo che quello che percepiamo sia reale, invece tutto cambia appena ci allontaniamo dall’angolo tranquillo in cui si svolge la nostra esistenza.
Quando cerchiamo di capire i fenomeni che si osservano nel meraviglioso tappeto di galassie che ricopre la volta stellata, o quelli che caratterizzano la materia nei suoi componenti elementari, dobbiamo rinunciare alle certezze che governano la nostra vita e intraprendere un viaggio vertiginoso che lascia senza fiato.




1470: La meccanica quantistica

Le comete prima o poi cadono sul Sole; anche la Terra, lentissimamente, perde energia e prima o poi cadrà sul Sole.
Per ogni corpo orbitante attorno a un altro vi sono forme di attrito che portano i corpi a collassare tra di loro. Com’è possibile che tutto ciò che ci circonda invecchi, collassi, si rompa e vada in pezzi e che questo comportamento non riguardi delle strutture complesse come un atomo, nonostante il moto frenetico degli elettroni che lo compongono?

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